Transizione in panne: l’Europa dell’auto elettrica schiacciata tra crisi interna e pressione cinese

In Italia, la recente Legge di Bilancio ha previsto un taglio di 4,6 miliardi di euro agli incentivi per il settore automobilistico
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Il settore automobilistico europeo si trova di fronte a una brusca frenata: le difficoltà di competere con l’industria automobilistica cinese, la mancanza di attrattiva dei veicoli elettrici tra i consumatori europei e le recenti difficoltà economiche pongono sfide significative. L’Italia è particolarmente colpita, con tagli agli incentivi per la transizione, mentre la Germania, pilastro del settore in Europa, registra cali drastici nella produzione. L’intera filiera appare incerta riguardo al futuro, poiché la transizione verso l’elettrico non procede nella direzione auspicata.

In Germania, l’industria automobilistica sta affrontando tagli severi e una riduzione della produzione. Volkswagen, uno dei marchi storici e principali del Paese, ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti in Germania e di uno in Belgio, appartenente al marchio Audi, dopo aver ridotto le stime di produzione per il 2024. Le difficoltà di adattamento e di produzione del mercato elettrico si fanno sentire, e questa decisione riflette la crisi che sta investendo le case automobilistiche europee nel complesso.

Tagli agli incentivi in Italia e il rischio per le aziende

In Italia, la recente Legge di Bilancio ha previsto un taglio di 4,6 miliardi di euro agli incentivi per il settore automobilistico, suscitando la preoccupazione dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia). Per l’associazione, “è impossibile sostenere le imprese senza le risorse”, evidenziando un rischio di crisi sociale nel settore. “Nei prossimi mesi, se non si sostengono le aziende in difficoltà, rischia di esplodere una bomba sociale”, afferma l’Anfia. Il taglio, confermato senza alcuna consultazione preventiva con il Ministero, arriva proprio nel momento in cui il mercato dell’auto in Italia sta registrando un calo ancora più marcato rispetto agli altri Paesi europei.

Dazi sulle importazioni di auto cinesi: la reazione dell’UE

Per contrastare la crescente dipendenza dai produttori cinesi, l’Unione Europea ha recentemente annunciato un pacchetto di dazi per le automobili elettriche importate dalla Cina. Tra i principali marchi colpiti, il Gruppo BYD sarà soggetto a un dazio del 17%, Geely al 18,8%, SAIC al 35,3%, Tesla al 7,8%, e altre aziende che hanno collaborato all’indagine dell’UE al 20,7%. Le società che non hanno collaborato saranno tassate al 35,3%. La Camera di Commercio cinese ha espresso disappunto, dichiarando che “siamo profondamente dispiaciuti e insoddisfatti della decisione politicamente motivata”, definendo i dazi come “protezionistici”.

La crescente dipendenza dell’Europa dalle importazioni extra-UE
Secondo i dati Eurostat, nel 2023 quasi il 43% delle auto importate nell’Unione Europea erano veicoli elettrici o ibridi, un aumento significativo rispetto all’8% registrato nel 2017. Sul piano economico, l’UE ha speso 44,6 miliardi di euro per l’importazione di veicoli ibridi ed elettrici da Paesi non appartenenti all’UE, un incremento del 21% rispetto ai 36,9 miliardi spesi nel 2022. La Cina rappresenta il principale esportatore, con un valore di 9,7 miliardi di euro (48% delle importazioni totali di auto elettriche), seguita dalla Corea del Sud con 4,3 miliardi e dal Regno Unito con 2,1 miliardi.

Vertice di Budapest e nuove prospettive per l’automotive europeo

L’8 novembre, a Budapest, si terrà un vertice europeo in cui i leader discuteranno del futuro dell’industria automobilistica europea e della necessità di sostegno durante la transizione energetica. È previsto che nel documento finale i leader europei ribadiscano l’importanza di prestare “particolare attenzione alle industrie tradizionali in fase di transizione, comprese quelle ad alta intensità energetica e l’industria automobilistica”. In vista del vertice, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha incontrato i CEO di BMW, Mercedes-Benz e il Presidente di Stellantis John Elkann.

Stellantis ha comunicato che Elkann non parteciperà all’audizione della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, non avendo “novità” rispetto a quanto dichiarato dal CEO Carlos Tavares lo scorso 11 ottobre. Lo scenario è complesso, e il comparto automobilistico europeo sembra in ritardo nella transizione verso l’elettrico.

Le sfide della transizione: il Green Deal e le difficoltà dei produttori europei

Nonostante le pressioni sul settore, la Commissione Europea ha ribadito l’intenzione di perseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, con il 2035 come data fissata per il blocco della vendita di veicoli a motore termico. Tuttavia, i produttori europei si trovano a fronteggiare sfide importanti, come l’aumento dei costi dell’energia e un potere d’acquisto ridotto che frena la diffusione delle auto elettriche. In questo scenario, gli incentivi sono tra le poche misure disponibili per favorire la domanda di veicoli elettrici, ma la loro efficacia è messa in discussione dagli ultimi tagli.

Germania e Italia stanno cercando di anticipare la revisione del regolamento per il 2026, proponendo di anticipare al 2025 il termine per la verifica degli obiettivi, per evitare multe che potrebbero risultare pesanti per molte case automobilistiche. Secondo le previsioni, se non adeguatamente supportate, molte aziende potrebbero essere costrette a cessare la produzione di veicoli diesel e benzina, con un impatto significativo sull’occupazione.

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