Negli ultimi anni, sono emerse una serie di teorie straordinarie su quello che alcuni definiscono un misterioso complotto scientifico, che coinvolgerebbe minuscoli nanorobot inseriti nei vaccini, negli anestetici dentali e persino nelle fiale di insulina. E la mente dietro tutto questo? Secondo i sostenitori di queste teorie, sarebbe lo scienziato israeliano Ido Bachelet, che, durante una conferenza sulle nanotecnologie mediche nel 2014, avrebbe presentato al mondo questi famigerati “bionanobot“. A quanto pare, una semplice siringa potrebbe contenere milioni di queste minuscole creature robotiche, pronte a fare chissà cosa nei nostri corpi.
Il vettore principale di questa tecnologia, si dice, sarebbe nientemeno che l’ossido di grafene, una sostanza che, a detta dei teorici, è il componente chiave di queste “bombe biologiche” iniettate in miliardi di persone ignare. Questo composto, insieme all’Hydrogel, sarebbe l’arma segreta di un piano tanto sinistro quanto incredibile. E non finisce qui: secondo alcuni ricercatori argentini, spagnoli e italiani, tra cui il biologo Ricardo Delgado e il dottor Franco Giovannini, i nanorobot mostrati da Bachelet nel 2014 sarebbero perfettamente identici a quelli individuati nei vaccini, negli anestetici e nell’insulina. Un confronto al microscopio, affermano, non lascerebbe spazio a dubbi.
Naturalmente, non c’è nulla di meglio che un buon microscopio per smascherare i segreti dell’universo. Ma prima di fiondarci a confermare l’inevitabile conquista del mondo da parte di minuscoli robot nascosti nelle siringhe, forse vale la pena fermarsi un attimo. Al momento, non esistono prove scientifiche credibili che supportino queste affermazioni. L’ossido di grafene, pur essendo oggetto di studio in molti settori della scienza dei materiali, non è stato trovato nei vaccini o in altre terapie mediche di largo uso. Le principali autorità sanitarie globali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la Food and Drug Administration (FDA), sono state piuttosto chiare su questo punto.
In sintesi, mentre è sempre affascinante immaginare scenari degni di un film di fantascienza, quando si tratta di salute pubblica e medicina, è meglio affidarsi alla scienza e alle evidenze. Per ora, sembra che i nanorobot debbano aspettare ancora un po’ prima di conquistare il mondo… o almeno i nostri corpi.