Le piogge torrenziali che hanno travolto il sud della Spagna negli ultimi giorni hanno riportato alla ribalta l’ombra di disastri idrici in grado di stravolgere vite e territori, proprio come accadde a Valencia negli anni ’50. Ma oggi, mentre il comune di Álora, nella provincia di Málaga, si ritrova in ginocchio, il bilancio è ancora più tragico: diverse vittime si aggiungono alla lista di distruzione lasciata dalle acque del Guadalhorce, una situazione che rivela come i tentativi di prevenzione idraulica, seppur efficaci in alcuni casi, non siano una garanzia assoluta contro la furia della natura.
L’esondazione del Guadalhorce ha inondato abitazioni, travolto strade e isolato intere comunità, portando alla morte diverse persone. Gli abitanti di Álora si sono trovati intrappolati nelle proprie case o rifugiati sui tetti, con molte famiglie che, in queste ore, stanno vivendo una vera e propria odissea in attesa dei soccorsi. L’Agenzia di emergenza 112 segnala, tra i molti coinvolti, una famiglia intrappolata in un casolare isolato e un uomo bloccato nella zona di Isla Hermosa. Strade come la A-343 sono completamente impraticabili a causa di frane e massi caduti, mentre i soccorsi lottano per raggiungere chi si trova nelle zone più colpite.
Per anni, Valencia ha goduto della tranquillità offerta dal Plan Sur e dalla trasformazione del vecchio alveo in un parco verde. Tuttavia, mentre il cambiamento climatico porta eventi meteorologici estremi sempre più violenti e imprevedibili, anche gli interventi ingegneristici più avanzati rischiano di essere insufficienti. La furia delle acque a Málaga dimostra che le infrastrutture da sole non possono garantire la sicurezza della popolazione, sollevando interrogativi sull’adattamento e la resilienza delle città spagnole alle nuove realtà climatiche.
L’urgenza di soluzioni nuove e integrate
Questa recente tragedia indica l’esigenza di modelli di gestione idrica più flessibili e moderni. Il caso di Álora e delle comunità circostanti illustra come le soluzioni idrauliche adottate in Spagna vadano oggi riesaminate e adattate, ampliando gli interventi strutturali con strategie di adattamento che coinvolgano la natura stessa e non solo le infrastrutture. Valencia, pur restando un modello di lungimiranza ingegneristica, deve anch’essa fare i conti con la possibilità che, in futuro, eventi estremi possano mettere alla prova anche le sue difese.
Di fronte alla crescente intensità delle precipitazioni, un approccio basato esclusivamente sulle strutture potrebbe rivelarsi obsoleto: le città, incluse quelle protette da anni di pianificazione, devono esplorare nuove strategie che combinino ingegneria e soluzioni basate sulla natura, come la creazione di aree umide e spazi per l’espansione temporanea dei fiumi. Allo stesso tempo, il rafforzamento dei piani di evacuazione e una maggiore sensibilizzazione della popolazione ai rischi idrici diventano cruciali per evitare ulteriori tragedie.
In un momento in cui il sud della Spagna piange nuove vittime, l’esempio di Valencia non può più essere letto solo come un successo; deve piuttosto fungere da monito e da stimolo per un ripensamento complessivo della gestione dei rischi idrici nel Paese.