La sonda Voyager 1, lanciata dalla NASA nel lontano 1977 e ormai da anni oltre i confini del nostro Sistema Solare, è tornata a far parlare di sé dopo aver utilizzato un trasmettitore radio di riserva che non veniva attivato dal 1981. Questa straordinaria sonda, che ha scritto la storia dell’esplorazione spaziale, ha dovuto ricorrere al vecchio trasmettitore S-band a causa di problemi di comunicazione verificatisi nelle ultime settimane.
Il guasto e il sistema di protezione
Il 16 ottobre il team di controllo missione della NASA ha inviato un comando alla sonda attraverso il Deep Space Network (DSN) — una rete globale di antenne radio giganti — per attivare un riscaldatore a bordo di Voyager 1. La comunicazione si è però interrotta, lasciando perplessi gli ingegneri. Due giorni dopo, il 18 ottobre, si è scoperto che la Voyager 1 non aveva risposto al comando e, per risparmiare energia, aveva disattivato il trasmettitore principale in banda X, attivando al suo posto l’S-band, che consuma meno energia.
Secondo quanto riportato dalla NASA, questo cambiamento sembra essere stato attivato automaticamente dal sistema di protezione della sonda. Tale sistema risponde autonomamente a problemi di bordo, spegnendo i sistemi non essenziali per preservare energia e mantenere attiva la missione anche in caso di problemi.
Comunicazioni difficili
La distanza attuale di Voyager 1, oltre 24 miliardi di km dalla Terra, rende ogni scambio di dati complesso e lungo: un segnale impiega circa 23 ore per raggiungere la sonda e altrettante per tornare indietro. L’uso del trasmettitore S-band ha complicato ulteriormente le comunicazioni, in quanto trasmette a una potenza molto inferiore rispetto alla banda X, lasciando incerta la possibilità di captare un segnale dalla Terra.
Nonostante le difficoltà, il team ha deciso di tentare la connessione con la sonda inviando un comando all’S-band il 22 ottobre. Con grande sollievo degli ingegneri, due giorni dopo, il 24 ottobre, Voyager 1 ha finalmente ripreso a comunicare, confermando che la sua “voce” dallo Spazio interstellare è ancora percepibile, anche se in tono più debole.
L’importanza di Voyager 1
Voyager 1 ha fatto la storia nel 2012, diventando il primo oggetto costruito dall’uomo a superare l’eliosfera, la “bolla” di particelle e campi magnetici che avvolge il nostro Sistema Solare, raggiungendo lo Spazio interstellare. Tuttavia, dopo oltre 46 anni di servizio, le sfide tecniche sono sempre più frequenti: quest’anno, un altro problema aveva temporaneamente causato la trasmissione di dati incomprensibili.
Malgrado la sua età avanzata e la distanza impressionante, la sonda continua a inviare informazioni preziose da una zona dello Spazio mai esplorata prima. La sua missione non solo continua a contribuire alla comprensione dei confini del nostro Sistema Solare, ma rappresenta anche una testimonianza dell’ingegno umano, capace di costruire una sonda che resiste ai decenni e agli imprevisti dello Spazio profondo.
La NASA ora si impegna a scoprire la causa esatta che ha portato la Voyager 1 ad attivare il sistema di protezione. L’indagine potrebbe richiedere settimane, ma ogni giorno che questa sonda rimane operativa è un’opportunità per approfondire la nostra conoscenza dello Spazio interstellare, ricevendo ancora preziosi dati e tenendo vivo il sogno di un’esplorazione che, partita più di 40 anni fa, continua a spingersi oltre ogni confine conosciuto.