Un team internazionale di astronomi ha scoperto una popolazione di candidate nane brune al di fuori della Via Lattea utilizzando il telescopio spaziale James Webb (NASA/ESA/CSA). Le osservazioni, condotte nell’ammasso stellare NGC 602, situato nella Piccola Nube di Magellano, segnano la prima volta che questi oggetti vengono individuati al di fuori della nostra galassia.
L’ammasso NGC 602
L’ammasso NGC 602 si trova a circa 200.000 anni luce dalla Terra, in una regione che offre una rara opportunità di studiare la formazione stellare in un ambiente simile a quello dell’Universo primordiale. “Solo con l’incredibile sensibilità e risoluzione spaziale nel corretto regime di lunghezza d’onda è possibile rilevare questi oggetti a distanze così grandi“, ha spiegato Peter Zeidler di AURA/STScI per l’Agenzia spaziale europea, aggiungendo che tali osservazioni “non sono mai state possibili prima e rimarranno impossibili da terra per il prossimo futuro“.
Le nane brune, talvolta chiamate “stelle fallite“, sono oggetti substellari con masse comprese tra 13 e 75 masse gioviane. A differenza degli esopianeti, non orbitano attorno a una stella, ma fluttuano liberamente nello spazio. Fino ad ora, tutte le nane brune conosciute si trovavano all’interno della Via Lattea. “Fino ad ora, conoscevamo circa 3000 nane brune, ma tutte vivono all’interno della nostra galassia“, ha sottolineato Elena Manjavacas, anch’essa membro del team di ricerca.
Le immagini raccolte da Webb, in particolare quelle della Near-InfraRed Camera (NIRCam), hanno permesso di osservare dettagli cruciali dell’ammasso NGC 602, comprese le giovani stelle e le creste di gas e polvere che circondano l’ammasso. Queste osservazioni, effettuate nell’aprile 2023, rivelano anche la contaminazione da parte di galassie di fondo e stelle nella Piccola Nube di Magellano.
“Hubble ha dimostrato che NGC 602 ospita stelle molto giovani di piccola massa, ma solo con Webb possiamo finalmente vedere l’estensione e il significato della formazione di massa substellare in questo ammasso“, ha spiegato Antonella Nota, direttrice esecutiva dell’International Space Science Institute in Svizzera. Nota ha anche sottolineato che Hubble e Webb rappresentano una “coppia di telescopi incredibilmente potente!”
Le osservazioni offrono nuove conferme riguardo alla teoria della formazione stellare. “I nostri risultati si adattano molto bene alla teoria secondo cui la distribuzione di massa dei corpi al di sotto del limite di combustione dell’idrogeno è semplicemente una continuazione della distribuzione stellare“, ha condiviso Zeidler. “Sembra che si formino allo stesso modo, solo che non accumulano abbastanza massa per diventare una stella a tutti gli effetti“.
Queste osservazioni aprono la strada a nuove scoperte sulle prime fasi della formazione stellare e planetaria. “Studiando le giovani nane brune povere di metalli recentemente scoperte in NGC 602, ci stiamo avvicinando a svelare i segreti di come le stelle e i pianeti si sono formati nelle dure condizioni dell’Universo primordiale“, ha dichiarato Elena Sabbi, parte del team di NOIRLab della NSF.
La ricerca è stata condotta nell’ambito del programma JWST GO #2662 e i risultati sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal.