Il 18 novembre 2013 rimarrà impresso nella memoria collettiva della Sardegna come uno dei giorni più drammatici della sua storia recente. In quella fatidica giornata, l’isola fu colpita da un evento meteorologico di proporzioni catastrofiche, che mise in luce la vulnerabilità del territorio di fronte alla furia degli elementi. Il fenomeno ebbe origine da un ciclone in rapida intensificazione sui mari occidentali della Sardegna, denominato Ruven dall’Università di Berlino. Questo sistema atmosferico innescò un flusso di Scirocco eccezionalmente caldo e umido proveniente dal Nord Africa, creando le condizioni ideali per lo sviluppo di precipitazioni estreme.
La particolare conformazione orografica dell’isola giocò un ruolo cruciale nell’evoluzione degli eventi. Lungo entrambi i versanti della Sardegna si formarono due sistemi temporaleschi autorigeneranti, che si estendevano rispettivamente dai Monti del Sulcis all’alto Oristanese sul lato occidentale, e dai Monti del Gerrei alla Gallura su quello orientale. Questi sistemi, alimentati dal costante flusso di aria calda e umida, persistettero per ore, scaricando piogge torrenziali e grandinate su vaste aree del territorio.
Il culmine dell’evento si raggiunse nel tardo pomeriggio, quando una violenta linea temporalesca associata al fronte freddo attraversò l’intera isola da sud-ovest, abbandonandola solo in tarda serata dall’arcipelago della Maddalena. Il bilancio finale fu devastante: oltre 12.500 fulminazioni registrate e accumuli pluviometrici che in alcune zone superarono i 400 millimetri, con un picco di 470 mm rilevato a Monte Novo, Orgosolo.
Le conseguenze di questa tempesta perfetta furono tragiche. Più di 60 comuni dell’isola subirono inondazioni e frane, che causarono la morte di 19 persone, di cui 11 solo nella regione della Gallura. Questo dato allarmante ha tristemente confermato la Sardegna come la regione italiana con il più alto tasso di mortalità media associato a eventi alluvionali.
L’alluvione del 2013 ha evidenziato la necessità impellente di migliorare i sistemi di prevenzione e gestione delle emergenze idrogeologiche in Sardegna. Ha inoltre sottolineato l’importanza di una pianificazione territoriale più attenta e di investimenti mirati nella manutenzione del territorio e nelle infrastrutture di difesa idraulica.
A distanza di 11 anni, questo evento continua a essere oggetto di studi e riflessioni, non solo per comprendere meglio i meccanismi meteorologici che lo hanno generato, ma anche per sviluppare strategie più efficaci di prevenzione e risposta a simili calamità. La tragedia del 18 novembre 2013 rimane un monito sulla forza distruttiva della natura e sull’importanza di una gestione del territorio consapevole e rispettosa dell’ambiente.