Il 18 novembre 2013 la Sardegna veniva sconvolta dall’alluvione più devastante della sua storia recente, causata da un violento ciclone. La tragedia colpì con particolare intensità il Nord/Est dell’isola, zone come Olbia e Arzachena, ma si estese anche al Nuorese, all’Oristanese e al Medio Campidano, portando piogge torrenziali che raggiunsero i 440 mm in poche ore.
L’alluvione causò 19 vittime. Tra le storie più strazianti, quella di Francesco Mazzoccu, 37 anni, e del figlio Enrico, di soli 3 anni, travolti dall’acqua alla periferia di Olbia. Molti persero la vita nelle proprie abitazioni, come Anna Ragnedda e Maria Massa, annegate. Una famiglia italo-brasiliana ad Arzachena rimase intrappolata in un seminterrato, mentre un agente di polizia, Luca Tanzi, perse la vita nel crollo di un ponte.
I danni materiali superarono i 660 milioni di euro, lasciando il territorio sconvolto e alimentando il dibattito sulla prevenzione del rischio idrogeologico. Oggi, a 11 anni di distanza, la Sardegna ricorda con commozione le vittime di quella tragedia, impegnandosi a non dimenticare e a lavorare per la sicurezza futura. Una ferita aperta che continua a richiamare l’urgenza di interventi strutturali sul territorio.
Decine di salvataggi furono portati a termine dai vigili del fuoco. Le squadre del Corpo nazionale operarono per giorni effettuando 2.700 interventi.