Abbattere i “prodotti chimici per sempre” con la luce

La possibilità di trasformare i "prodotti chimici per sempre" in risorse riciclabili potrebbe segnare l'inizio di una nuova era nella gestione dei rifiuti chimici
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La scienza della chimica sta affrontando una delle sue sfide più ardue: la lotta contro le sostanze poli- e perfluoroalchiliche (PFAS), note come “prodotti chimici per sempre” per la loro resistenza estrema alla degradazione ambientale. Due approcci innovativi, descritti recentemente in articoli pubblicati su Nature, offrono nuove speranze, utilizzando la luce per abbattere queste sostanze in composti più facilmente riciclabili.

PFAS: una minaccia chimica persistente

I PFAS sono composti chimici onnipresenti, utilizzati in una vasta gamma di prodotti di consumo per le loro straordinarie proprietà di resistenza all’acqua, all’olio, alle macchie e al calore. Tali qualità derivano dai legami carbonio-fluoro, tra i più robusti in chimica organica. Tuttavia, questa stessa resistenza li rende estremamente difficili da eliminare, con un impatto devastante sull’ambiente e sulla salute umana.

Queste sostanze si accumulano nel suolo, nell’acqua e nella catena alimentare, rappresentando una minaccia per gli ecosistemi e contribuendo a problemi di salute come malattie cardiovascolari, cancro e disfunzioni ormonali. Sebbene siano stati sviluppati metodi di trattamento e riciclo, essi richiedono spesso l’uso di alte temperature o sostanze chimiche altamente aggressive, limitando l’applicabilità su larga scala.

La luce come arma chimica: il metodo Kang

Il primo dei due approcci descritti su Nature è stato sviluppato da Yan-Biao Kang e il suo team. La loro innovazione si basa su un catalizzatore attivato dalla luce, capace di spezzare i tenaci legami carbonio-fluoro nei PFAS. Il processo, che avviene a temperature comprese tra 40 °C e 60 °C, rappresenta un notevole passo avanti rispetto ai metodi tradizionali.

Durante gli esperimenti, il catalizzatore ha dimostrato la capacità di decomporre materiali come il politetrafluoroetilene (PTFE), scomponendoli in carbonio e sali di fluoruro. Inoltre, è stato possibile trattare altre sostanze problematiche, come acido perfluorottano solfonico e acido polifluoroottanoico, trasformandole in composti meno problematici come carbonato e trifluoroacetato.

Questo metodo non solo riduce la persistenza ambientale dei PFAS, ma apre anche alla possibilità di recuperare il fluoruro sotto forma di sali riutilizzabili. Kang e il suo team stanno ora esplorando nuovi catalizzatori che potrebbero operare a temperature ancora più basse, rendendo il processo più efficiente ed ecologico.

La luce blu di Miyake: un’alternativa promettente

Un secondo studio, guidato da Garret Miyake, propone un approccio alternativo basato su un catalizzatore attivato dalla luce blu. Combinando questa tecnologia con il fluoruro chimico tetra-n-butilammonio, il sistema è in grado di rompere i legami carbonio-fluoro in condizioni controllate.

A differenza del metodo di Kang, il processo sviluppato da Miyake sfrutta sostanze chimiche facilmente disponibili, rendendolo potenzialmente più praticabile su scala industriale. Gli autori dello studio sottolineano che la semplicità e l’efficienza del sistema lo rendono un candidato ideale per il trattamento delle sostanze chimiche pericolose, aprendo nuove strade per la gestione dei rifiuti chimici persistenti.

Verso un futuro sostenibile

Questi due studi rappresentano una svolta nella lotta contro i PFAS, suggerendo che la luce potrebbe essere la chiave per affrontare uno dei problemi chimici più complessi del nostro tempo. Entrambi i metodi offrono vantaggi unici: la tecnologia di Kang consente di recuperare materiali utili, mentre il sistema di Miyake promette una maggiore scalabilità.

Tuttavia, rimangono sfide significative. Entrambe le tecnologie richiedono ulteriori studi per migliorare l’efficienza e garantire la loro applicabilità su larga scala. La domanda su come implementare queste innovazioni nei processi industriali esistenti e su come affrontare l’enorme quantità di PFAS già presenti nell’ambiente rimane aperta.

Una nuova era per la chimica ambientale?

Questi progressi non sono solo un traguardo tecnologico, ma anche un esempio di come la scienza possa rispondere alle esigenze di un mondo sempre più consapevole dell’importanza della sostenibilità. La possibilità di trasformare i “prodotti chimici per sempre” in risorse riciclabili potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nella gestione dei rifiuti chimici.

Se queste tecnologie saranno sviluppate e implementate con successo, potrebbero non solo ridurre l’impatto ambientale delle sostanze chimiche persistenti, ma anche stimolare ulteriori innovazioni nel campo della chimica verde, offrendo soluzioni più sostenibili per le generazioni future.

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