L’alluvione che colpì il Piemonte il 5 novembre 1994 rappresenta uno degli eventi naturali più devastanti nella storia recente della regione, con 70 vittime accertate e ingenti danni a infrastrutture e abitazioni, in particolare nelle aree meridionali del Piemonte. Le condizioni meteorologiche che portarono a questo disastro iniziarono a formarsi il 3 novembre, con una profonda saccatura in quota posizionata sull’Islanda e che si estendeva fino al Nord Africa. Il giorno successivo, questa depressione si sviluppò lungo i meridiani, bloccando il flusso delle correnti occidentali, una condizione che favorì l’accumulo di umidità e l’instabilità atmosferica.
L’alluvione fu il risultato di una serie di fattori atmosferici combinati. Le correnti di scirocco cariche di umidità dal Mediterraneo, associate a un blocco anticiclonico a est, contribuirono alla persistenza delle precipitazioni per almeno tre giorni consecutivi. La Liguria fu colpita da forti piogge già il 4 novembre, ma il Piemonte subì l’impatto maggiore il 5 novembre, quando le precipitazioni raggiunsero intensità record.
Le caratteristiche del territorio piemontese accentuarono la gravità dell’evento. In alcune zone, come Bossolasco, la piovosità media è generalmente bassa, e questo ha favorito la formazione di alvei stretti, insufficienti a contenere volumi d’acqua eccezionali. Inoltre, la brevità dei corsi d’acqua locali comporta tempi di corrivazione molto rapidi, aumentando la rapidità delle piene e lasciando poco tempo per allertare la popolazione.
In queste condizioni, il fiume Tanaro e i suoi affluenti rappresentarono un rischio particolare, con livelli di piena che causarono inondazioni significative nelle città di Asti e Alessandria, dove si registrarono gravi danni e perdite.
Questa alluvione ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva del Piemonte, non solo per il numero di vittime e l’entità dei danni materiali, ma anche per le riflessioni che ha suscitato sulla gestione e la prevenzione dei rischi idrogeologici. L’evento ha infatti sottolineato l’importanza di un’attenta pianificazione territoriale e di misure preventive per affrontare fenomeni atmosferici di portata straordinaria, oggi purtroppo sempre più frequenti in molte regioni.