La recente e devastante alluvione che ha colpito Valencia e le aree circostanti ha inevitabilmente attirato l’attenzione mediatica, spesso accompagnata da speculazioni sensazionalistiche da parte di orde di sciacalli. Tra le ipotesi più fantasiose e prive di fondamento, si trova quella che attribuisce eventi di tale portata a pratiche di inseminazione artificiale delle nubi, nota come cloud seeding. È cruciale chiarire che questa tecnica non può essere in alcun modo responsabile di precipitazioni straordinarie o catastrofiche come quelle registrate in Spagna.
Il cloud seeding è una pratica complessa e costosa, che può essere applicata solo in condizioni molto specifiche. Per funzionare, è necessario che sia effettuato su nubi già esistenti, con precise caratteristiche di temperatura e umidità. L’obiettivo è modificare la microfisica delle nubi, introducendo nuclei di condensazione o ghiacciamento per stimolare la formazione di pioggia. Tuttavia, anche nelle migliori circostanze, l’aumento delle precipitazioni è limitato, solitamente non superiore al 10-15% rispetto alle quantità naturali, e i risultati sono spesso incerti o del tutto nulli.
Un altro aspetto da considerare è l’efficacia limitata nel tempo e nello spazio. Il cloud seeding, quando funziona, produce effetti circoscritti a poche ore e ad aree di dimensioni ridotte, non certo a vaste regioni. Questo rende impossibile attribuire fenomeni come le intense piogge che hanno inondato Valencia a operazioni di inseminazione artificiale delle nubi svolte a centinaia di chilometri di distanza, ad esempio in Marocco. L’idea che tale pratica possa generare piogge torrenziali su larga scala è totalmente infondata.
Gli eventi estremi verificatisi a Valencia, con piogge che hanno toccato i 185 mm in un’ora, superano di gran lunga le capacità del cloud seeding. La realtà è che fenomeni meteorologici di questa portata derivano da sistemi atmosferici complessi e potenti, spesso intensificati dai cambiamenti climatici globali che stanno alterando le dinamiche dei pattern meteorologici. Attribuire queste catastrofi a interventi umani come il cloud seeding non solo è errato, ma dimostra anche una scarsa comprensione scientifica della tecnica stessa e dei suoi limiti.
Le vere cause di eventi meteorologici estremi vanno ricercate nelle dinamiche atmosferiche naturali, che includono l’interazione tra correnti d’aria, pressione atmosferica e umidità, e nel contributo crescente dei cambiamenti climatici che aggravano la frequenza e l’intensità di tali fenomeni.