La Spagna sudorientale, in particolare la Comunità Valenciana, è ancora in ginocchio dopo le devastanti alluvioni dei giorni scorsi. I primi dati che emergono sulle piogge torrenziali responsabili del disastro dimostrano la violenza del fenomeno, che ha portato molto fiumi ad esondare nell’arco di poche ore. Il fiume Rambla del Poyo, per esempio, ha fatto registrare 2.200 metri cubi al secondo, un quantitativo pari a cinque volte quella del fiume Ebro, il più grande della Spagna. Queste enormi quantità di acqua hanno travolto località come Picanya, Paiporta, Alfafar, Sedavì, Catarroja e Sedavì, secondo quanto riporta l’agenzia spagnola Efe, citando i dati del Sistema Automático de Información Hidrológica (SAIH) della Confederazione Idrografica del Júcar (CHJ).
Più di due milioni di litri d’acqua sono passati attraverso il fiume alle 19 di martedì 29 ottobre. La stampa locale parla di “vero e proprio ‘tsunami'” dalle conseguenze devastanti.
Gli effetti delle alluvioni
Gli effetti della DANA, acronimo di ‘Depresion Aislada en Niveles Altos’, un fenomeno meteorologico tipico del Mediterraneo centrale, consistono in oltre 200 vittime accertate, ma si teme che il bilancio salirà a causa dei dispersi: quasi duemila, ma potrebbero essere di più.
Nella regione di Valencia, i danni sono ingenti e molte zone ancora restano isolate, senza acqua, elettricità e connessione internet da ormai quattro giorni. In alcuni supermercati è stato stabilito un rigido meccanismo di ingresso che, come scrivono i media, “ricorda i giorni del lockdown durante la pandemia”: lunghissime file che a volte proseguono facendo il giro dell’isolato. Nelle aree colpite, infatti, negozi e supermercati sono inagibili e alcuni di quelli funzionanti hanno subito saccheggi. Vari beni di prima necessità – come acqua, latte, uova, frutta e verdura o carne – stanno iniziando a terminare. Caritas España fa sapere che a Mira ben 90 famiglie hanno perso la casa. A soccorrerle, i volontari in coordinamento con le autorità.
Il Governo del Primo Ministro Pedro Sanchez ha annunciato l’invio di 10mila uomini – di cui 5mila soldati e 5mila tra agenti di Polizia e della Guardia Civil – per contribuire alla macchina dei soccorsi e per assistere le comunità locali travolte dall’ondata di fango.
Le polemiche politiche
In queste ore, sono sotto accusa le autorità locali, a partire dal governatore della Regione di Valencia, Carlos Mazon, che avrebbe atteso troppo a lungo per proclamare l’emergenza di livello “catastrofico”, rallentando gli interventi. Stando alle ricostruzioni della stampa locale, l’Agenzia meteorologica spagnola (AEMET) ha emesso un’allerta arancione nella Comunità Valenciana alle 6:42 del mattino di martedì 29 ottobre. Alle 7:36 – meno di un’ora dopo – l’allerta è diventata rossa, ossia al livello massimo, che indica pericolo di morte. Il governo di Mazon, invece, avrebbe atteso fino alle 20:12 per allertare i residenti a non lasciare le proprie abitazioni: troppo tardi per coloro che si sono trovati a fare i conti con strade trasformate in fiumi, ponti spazzati via dalla potenza dell’acqua, strade e sottopassaggi completamente allagati, treni sospesi e, soprattutto, il buio.