Anticiclone e polveri fini: cosa sono le PM10 e le PM2.5 e per cosa differiscono?

La loro pericolosità per la salute dipende dalla dimensione: più sono piccole, più facilmente riescono a penetrare in profondità nell’apparato respiratorio
MeteoWeb

Le polveri fini, note come PM10 e PM2.5, rappresentano una delle principali forme di inquinamento atmosferico e sono costantemente presenti nell’aria che respiriamo. Queste particelle, che possono essere solide o liquide, hanno dimensioni così ridotte da trasportare sulla loro superficie sostanze tossiche come solfati, nitrati, metalli e composti volatili. La loro pericolosità per la salute dipende dalla dimensione: più sono piccole, più facilmente riescono a penetrare in profondità nell’apparato respiratorio.

La differenza tra PM10 e PM2.5 risiede proprio nella loro grandezza. Le PM10, con un diametro inferiore a 10 micrometri, tendono a depositarsi nelle vie respiratorie superiori, come il naso e la gola. Le PM2.5, invece, con un diametro inferiore a 2.5 micrometri, sono in grado di raggiungere i bronchi e, in casi di esposizione prolungata, le polveri ultrafini possono arrivare fino agli alveoli polmonari e persino entrare nel circolo sanguigno.

L’impatto sulla salute causato dall’esposizione alle polveri fini è rilevante e può manifestarsi in forme acute o croniche. Gli effetti a breve termine includono irritazioni alle vie respiratorie, tosse, e un aumento dei sintomi asmatici. Tuttavia, è l’esposizione cronica che risulta particolarmente preoccupante, poiché può causare infiammazioni persistenti, bronchite cronica, riduzione della funzione polmonare e problemi cardiovascolari. Le polveri fini, infatti, sono collegate all’aggravamento di patologie cardiache e respiratorie preesistenti, aumentando il rischio di eventi gravi come infarti e ictus.

Le fonti principali di PM10 e PM2.5 sono il traffico veicolare e gli impianti di riscaldamento, in particolare quelli alimentati a biomasse legnose. Durante l’autunno e l’inverno, l’accumulo di polveri fini nell’atmosfera urbana aumenta, favorito dalle condizioni meteo spesso stabili, come l’alta pressione, che limita la dispersione degli inquinanti. L’aria, specialmente nelle città, tende a ristagnare, intensificando i livelli di particolato fine e peggiorando la qualità dell’aria.

Per ridurre l’inquinamento da polveri fini, è possibile adottare diverse strategie. Tra le soluzioni suggerite vi sono l’utilizzo di carburanti meno inquinanti come metano e GPL, la riduzione dell’uso di impianti di riscaldamento tradizionali, la condivisione dei veicoli per limitare il traffico e l’adozione di comportamenti mirati al risparmio energetico.

Per la protezione della salute umana, il D.lgs. 155/2010 stabilisce dei limiti di concentrazione per le PM10 e le PM2.5. Tali limiti rappresentano la soglia massima consentita per evitare rischi significativi per la popolazione. Tuttavia, in molte aree urbane, soprattutto in periodi di stabilità atmosferica, questi valori vengono spesso superati, ponendo una seria minaccia alla salute pubblica. Ridurre l’inquinamento da polveri fini è dunque una priorità, sia a livello istituzionale che individuale, per garantire una qualità dell’aria migliore e una maggiore protezione per tutti.

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