Archeologia: fattoria romana e necropoli con 170 tombe scoperte vicino Firenze | FOTO

I risultati degli scavi dove ora sorge il Viola Park di Bagno a Ripoli sono stati illustrati oggi
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Una fattoria romana, una strada e una necropoli con 170 tombe. Dove ora sorge il centro sportivo Viola Park, la cittadella della Fiorentina nel comune di Bagno a Ripoli, alle porte di Firenze, duemila anni fa c’era un abitato satellite di Florentia. I particolari della scoperta sono stati illustrato oggi presso il Media Center del Viola Park durante l’incontro dal titolo “A est di Florentia… nei campi della Fiorentina”, con la presentazione degli scavi archeologici e dell’articolo speciale pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Archeologia Viva” (Giunti Editore). I lavori di costruzione del Viola Park, terminati nel 2022, hanno consentito di portare alla luce una serie di testimonianze archeologiche che arricchiscono le conoscenze sul passato di un’area che anticamente faceva parte dell’immediata campagna a sud-est della colonia romana di Florentia.

Grazie alla collaborazione tra Fiorentina e Soprintendenza archeologica, sono stati indagati i 26 ettari di terreno che ospitano il Viola Park. Lo scavo di fatto è stato solo il primo passo per comprendere la vita delle persone che nell’antichità vivevano dove adesso c’è il Viola Park.

Ora la Soprintendenza Archeologica ha presentato una prima campagna di restauro degli oggetti trovati nelle tombe. Dopo mesi di paziente lavoro è stato, infatti, finalmente possibile veder tornare a nuova vita brocche, coppe, lucerne, ma soprattutto raffinati specchi, pettini decorati e anche alcuni balsamari di vetro, contenitori per oli profumati.

All’incontro sono intervenuti Alessandro Ferrari, general manager della Fiorentina, Catherine Commisso, Mediacom Group vice president administration, Marco Casamonti, architetto progettista del Viola Park, Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, Francesco Pignotti, sindaco di Bagno a Ripoli, la sopritendente Antonella Ranaldi, soprintendente Archeologia, Piero Pruneti, direttore di “Archeologia Viva”, e Pierluigi Giroldini, funzionario archeologo della Soprintendenza.

La descrizione dell’area

A poca distanza dall’Arno, ma in posizione sufficientemente riparata dalle piene del fiume, la zona fu popolata almeno a partire dall’VIII secolo a.C., quando una piccola comunità villanoviana (che precedette la cultura etrusca) ha lasciato una necropoli composta da sei tombe a pozzetto, con le ceneri dei defunti deposte in semplici vasi di terracotta e pochi oggetti di corredo (prevalentemente fibule, ovvero spille di bronzo per vestiti). Alcuni resti poi mostrano una continuità di vita in piena epoca etrusca.

Tuttavia fu con l’età alto-imperiale (fine I secolo a.C. – II secolo d.C.) che la zona conobbe una ricchezza di testimonianze: in questa fase venne fondata una fattoria e realizzata una strada, che taglia tutta l’area del Viola Park da sud-ovest (lato Bagno a Ripoli) a nord-est (verso la frazione del Girone). Attorno a questa strada, poi, sorgeva una necropoli che fu utilizzata fino al V secolo d.C. circa, alla quale con il tempo si affiancò un altro gruppo di tombe posto più a sud, per un totale di ben 168 deposizioni, tra cadaveri incinerati e inumati.

Le attività archeologiche sul campo si sono concluse con la protezione delle strutture rinvenute e il loro riseppellimento, per consentire la conclusione dei lavori del centro sportivo ed evitando danneggiamenti ai resti antichi.

I materiali recuperati

I materiali recuperati, in corso di restauro presso i laboratori della Soprintendenza, restituiscono uno spaccato della vita della comunità di duemila anni fa installata a Bagno a Ripoli: accanto a lucerne – diffusissime nelle necropoli romane e spesso deposte in posizione rovescia per simboleggiare la fiamma della vita ormai spenta – si trovano oggetti d’uso personale, come specchi circolari e quadrangolari (questi ultimi paragonabili a moderni specchietti da borsetta), spilloni e aghi per capelli, pettini in osso; non mancano pedine e dadi, segno della passione per giochi molto diffusi tra i romani, oppure raffinati balsamari di vetro. In un caso sono stati rinvenuti orecchini d’oro, probabilmente dono per una fanciulla morta prima del tempo.

Anche l’analisi dei resti ossei potrà fornire informazioni utili in merito agli usi funerari, all’età degli inumati, alla loro alimentazione e alla diffusione di patologie. Una presenza di popolazione così massiccia si spiega se si guarda a cosa stava accadendo nello stesso periodo poco più a ovest: poco dopo il 50 a.C. era stata fondata la colonia romana di Florentia, a cui era seguita la grande divisione in centurie di tutta la piana fiorentina. Questa operazione avrebbe consentito l’assegnazione di appezzamenti di terra a coloni o a veterani degli eserciti romani.

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