Il governo australiano ha presentato giovedì un disegno di legge che mira a vietare l’accesso ai social media ai minori di 16 anni. La proposta legislativa prevede una multa di 49,5 milioni di dollari australiani per le piattaforme che violeranno sistematicamente la norma. Per far rispettare il divieto, è stata annunciata una sperimentazione su un sistema di verifica dell’età che potrebbe includere l’uso di dati biometrici o l’autenticazione tramite documenti di identità governativi.
Definendo questa mossa come una riforma epocale, il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato che si tratta di una delle misure più dure mai adottate a livello globale in questo ambito. “Questa è una riforma epocale“, ha ribadito Albanese, evidenziando il grave impatto che l’uso eccessivo dei social media ha sulla salute fisica e mentale dei bambini.
Il governo laburista ha sottolineato in particolare i rischi per le ragazze, spesso esposte a rappresentazioni dannose dell’immagine corporea e della nudità, e per i ragazzi, che possono imbattersi in contenuti che promuovono la supremazia maschile.
Nonostante l’ampiezza del divieto, alcuni software essenziali, come piattaforme di messaggistica, giochi online e servizi educativi o sanitari – tra cui Headspace, Google Classroom e YouTube – rimarranno accessibili ai minorenni. Albanese ha precisato che tali strumenti saranno esclusi dal provvedimento per garantire che i giovani possano continuare a utilizzare risorse utili e sicure.
La legge prevede inoltre che siano le piattaforme di social media, e non i genitori o i giovani, a implementare misure ragionevoli per garantire il rispetto dei limiti di età. Questa responsabilità diretta sulle aziende tecnologiche è stata accolta con favore anche dal Partito Liberale di opposizione, che ha dichiarato il proprio sostegno alla misura.
Per far rispettare il divieto, l’Australia sperimenterà un sistema di verifica dell’età, che potrebbe includere biometria o identificazione governativa. Il test durerà diversi mesi, con una revisione prevista per metà 2025.
Alcune aziende tecnologiche, tra cui Google (Alphabet) e Meta, hanno chiesto di posticipare l’entrata in vigore della legge fino al completamento del test sulla verifica dell’età. TikTok, di proprietà di Bytedance, ha richiesto ulteriori consultazioni, mentre X (ex Twitter), di proprietà di Elon Musk, ha sollevato preoccupazioni sui diritti umani dei minori, come riportato su Reuters.
L’Australia si unisce così a un crescente numero di paesi che stanno adottando provvedimenti per limitare l’uso dei social media da parte dei più giovani. Tuttavia, la severità della proposta australiana la pone all’avanguardia nel panorama internazionale.