I lavoratori americani contagiati dall’influenza aviaria dopo aver lavorato a contatto con mucche colpite dal virus H5N1 potrebbero essere più di quanto si pensi e di quanto riportano i bilanci ufficiali finora. È quanto suggerisce un’indagine condotta per accertare la prevalenza di infezioni recenti da virus A(H5) negli operatori del settore lattiero-caseario in forze in aziende agricole dove sono state registrate epidemie tra i bovini. A rendere noti i risultati sono stati i CDC (Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie). “Il 7% dei lavoratori delle aziende lattiero-casearie esposti all’influenza aviaria H5N1 durante le epidemie tra le mucche da latte nelle aziende agricole del Michigan e del Colorado presentavano prove sierologiche di un’infezione recente“, evidenziano dall’agenzia federale. Si tratta di 8 operatori su 115.
Tutti quanti hanno riferito di aver munto le mucche o di aver pulito una sala di mungitura. Ma 4 lavoratori ricordavano di aver avuto sintomi, principalmente congiuntivite, gli altri 4 invece no, non ricordavano di essere stati malati nel periodo in cui le mucche erano risultate contagiate.
Dalle informazioni raccolte, per esempio in Colorado, l’uso di dispositivi di protezione individuale (Dpi) era basso, ma è aumentato dopo che sono state identificate epidemie di aviaria nelle mucche. Secondo quanto hanno riportato i lavoratori intervistati, l’uso di Dpi è stato del 28% in più dopo il rilevamento del virus nell’azienda agricola rispetto a prima, con un aumento del 40% nell’uso di protezioni per gli occhi durante la mungitura. L’uso di mascherine e protezioni respiratorie era basso.
Le raccomandazioni
“L’esposizione a mucche malate e latte contaminato durante le epidemie di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) H5N1 nelle mucche da latte comporta un rischio di diffusione ai lavoratori”, è la conclusione dei CDC. L’uso di dispositivi di protezione individuale “può proteggerli”. E “la prevenzione primaria delle infezioni negli animali è fondamentale per ridurre il rischio di infezione umana e mitigare i cambiamenti nel virus che potrebbero portare a una potenziale pandemia di A(H5)”.
Sebbene il rischio per la popolazione generale rimanga “basso” per l’agenzia americana, “le persone che sono state esposte ad animali infetti o potenzialmente infetti dai virus dell’influenza aviaria H5N1 dovrebbero prestare attenzione ai sintomi, anche molto lievi come irritazione agli occhi, e cercare assistenza e sottoporsi a test se manifestano sintomi”. E “le persone che lavorano a stretto contatto con mandrie infette e i loro datori di lavoro dovrebbero adottare maggiori precauzioni per prevenire l’infezione, incluso l’uso di Dpi appropriati“, indicano i CDC.
Le agenzie di sanità pubblica, infine, “dovrebbero impegnarsi a stabilire relazioni solide con gli operatori agricoli, le organizzazioni dei lavoratori agricoli e le agenzie agricole statali per comunicare meglio i rischi di salute pubblica. La distribuzione tempestiva di protezioni alle aziende, prima dell’identificazione dell’influenza aviaria, potrebbe aiutare ad aumentare l’uso corretto una volta identificato un focolaio”.