Campi Flegrei, nel Parco archeologico di Baia anche pitture sommerse

“Indagando un settore in particolare della zona A di Baia sono venuti alla luce dieci mosaici geometrici colorati"
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A Baia (NA), dove si trova il più suggestivo Parco archeologico sommerso del mondo, sono state scoperte anche delle pitture. A raccontarlo alla Dire è Enrico Gallocchio, archeologo, responsabile del Parco sommerso di Baia per il Ministero della Cultura e professore di archeologia subacquea all’Università di Ferrara, che ha partecipato oggi a un tour nei Campi Flegrei a bordo della nave MareNostrum Dike, organizzato da ArcheoClub d’Italia, con la partecipazione di ragazzi dell’area minorile di Napoli che partecipano al progetto Bust Busters per conseguire il brevetto da sub. “A Baia – spiega – ci sono sempre nuove scoperte che avvengono non solo grazie gli archeologi: anche il mare lavora, una mareggiata, un’azione delle onde, ci fa scoprire delle cose nuove”, ha detto.

Indagando un settore in particolare della zona A di Baia sono venuti alla luce dieci mosaici geometrici colorati che sono già visibili sott’acqua. L’ultimissima novità sono le pitture sommerse, che non abbiamo ancora aperto al pubblico. Probabilmente le stanze con i mosaici avevano anche delle pareti dipinte: ne abbiamo trovate alcune particolarmente decorate, di dimensioni notevoli, con figure, immagini, rappresentazioni di barche e altro. È quella che chiameremo pittura pompeiana, perché è stata scoperta prima a Pompei, ma che lì era a terra. Questa, invece, ci lancia una doppia sfida: ci stiamo interrogando su come farle vedere ai turisti e, in primis, su come conservarle“, ha continuato l’archeologo.

Se, infatti, i mosaici sono visitabili, ricoperti dalla sabbia subito dopo un tour subacqueo, la resilienza delle pitture all’acqua marina è inferiore. “La pittura – evidenzia Gallocchio – non era fatta per vivere sott’acqua, dobbiamo vedere se siamo capaci a conservarla sott’acqua, come ormai da vent’anni abbiamo imparato a fare per i mosaici. Le pitture ci lanciano una nuova sfida”.

Il Parco archeologico dei Campi Flegrei

Nell’ultimo anno, il Parco sommerso di Baia ha superato i 20mila visitatori, che provengono principalmente dall’estero (circa il 70%). “Ventimila visitatori – sostiene Gallocchio – è un numero abbastanza piccolo, ma per la complessità di andare sott’acqua è un numero che ci soddisfa e che non vogliamo superare eccessivamente perché è un ambiente che va tutelato. Il Parco sommerso è anche un’area marina protetta e, quindi, non può accogliere milioni di visitatori”.

Nel suo insieme, il Parco archeologico dei Campi Flegrei conta circa 200mila-300mila visitatori all’anno, appena il 5-10% di quelli che si recano a Pompei. “I Campi Flegrei – racconta l’archeologo – hanno vissuto una storia diversa rispetto all’area a Sud di Napoli con le scoperte già nel Settecento di Pompei ed Ercolano, che sono state un volano per la costruzione di un turismo che ormai è iperturismo. Qui, soprattutto dopo l’Unità d’Italia, si è scelto un percorso diverso, con la costruzione di grandi fabbriche ancora esistenti che hanno limitato lo sviluppo turistico del territorio. E, tutt’oggi, nonostante la quantità di siti aperti dal pubblico, si sconta un po’ la difficoltà di portare le persone qui a visitare questi contesti, come il Parco archeologico delle Terme di Baia, il Parco Sommerso, tutti i monumenti di Pozzuoli, la Piscina Mirabilis, e tantissimi altri. Il territorio sconta un passato che va superato. Le prospettive sono di continuare a rendere fruibili veramente questi resti: lo sviluppo del Parco sommesso degli ultimi anni ne è un esempio, quindi aumentare, con l’attenzione per la tutela e la conservazione dei resti, questo turismo subacqueo in un contesto che non ha confronti nel mondo. Il Tempio di Venere o il Tempio di Mercurio, poi, sono degli esempi del costruito romano che non hanno molti confronti e vanno inseriti in un circuito di visita più lenta, più intimo, in luoghi dove ancora il turismo di massa non è arrivato”, ha concluso Gallocchio.

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