Chirurgia bariatrica, eseguiti i primi interventi di bipartizione intestinale magnetica | FOTO

La procedura, eseguita su tre pazienti che si erano precedentemente sottoposti a intervento di sleeve gastrectomy con esiti insoddisfacenti, non comporta il rischio di sanguinamenti, fistole e infezioni
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Sono stati eseguiti al Maria Cecilia Hospital, ospedale di Alta Specialità a Cotignola (RA) di GVM Care & Research accreditato con il SSN, tre fra i primi interventi in Italia di duodeno-ileostomia con sistema di anastomosi magnetica, una rivoluzionaria tecnica di chirurgia bariatrica destinata a pazienti con obesità grave candidati a intervento di bipartizione intestinale, anche in fase di reintervento, che non richiede apertura dei visceri ed evita sanguinamenti anastomotici, fistole o infezioni. Maria Cecilia Hospital è tra i pochissimi centri in Italia a partecipare a un trial clinico finalizzato a una valutazione prospettica di questa tecnica mininvasiva, ideata nel 2021 dal prof. Michel Gagner per la perdita di peso nei pazienti obesi e il trattamento del diabete di tipo 2.

“In chirurgia bariatrica si eseguono da tempo interventi ipoassorbitivi per via laparoscopica: vengono eseguite delle anastomosi, ovvero dei collegamenti tra stomaco e intestino, per ridurre il tratto gastrointestinale deputato all’assorbimento delle calorie introdotte con il cibo. Assorbendo meno calorie, si instaura una perdita di peso – spiega il prof. Paolo Gentileschi, responsabile dell’équipe di Chirurgia Bariatrica e Metabolica di Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA) che ha eseguito i primi tre interventi con questa tecnica -. Normalmente queste anastomosi si fanno chirurgicamente tramite suturatrice meccanica, che “taglia e cuce” i tessuti creando collegamenti fra stomaco e intestino. Con questa tecnica, peraltro consolidata, può capitare però che le suture con il tempo non tengano e si creino delle fistole, ovvero dei punti di difetto della sutura, che possono dar luogo a peritonite da contaminazione del cavo peritoneale. Questo avviene in casi rari, circa 1-2 pazienti su 100. Con la bipartizione intestinale magnetica, eseguita con tecnica endoluminale, ovvero all’interno delle cavità gastrica e intestinale, si può ovviare a questo limite della chirurgia e assicurare ai pazienti risultati ottimali con meno rischi e tempi di recupero molto più veloci”.

La tecnica

Nell’intervento di bipartizione intestinale magnetica si impiegano due piccoli magneti delle dimensioni di due caramelle che, posizionati rispettivamente nel piccolo intestino e nella prima parte del duodeno, si attraggono creando un’anastomosi di compressione magnetica da lato a lato, senza apertura dei visceri e senza rischio di complicazioni. “Il primo magnete viene somministrato al paziente per via orale, come se fosse una normale compressa, e progredisce dallo stomaco all’intestino lungo il tratto gastrointestinale – spiega il professor Gentileschi –. Una volta raggiunto l’intestino, la posizione del magnete viene individuata tramite una radiografia dell’addome, e successivamente viene “catturato” con una procedura laparoscopica portandolo a circa 250 cm dalla valvola ileocecale, dove inizia il colon. A questo punto, l’endoscopista inserisce un secondo magnete nel duodeno. L’attrazione tra i due magneti crea una connessione tra stomaco e intestino proprio nel punto desiderato per l’anastomosi, che diventerà permanente. Questo approccio evita l’uso di suture, riducendo così il rischio di fistole gastrointestinali, sanguinamenti e infezioni. Il paziente sperimenta meno dolore e disagio, con tempi di recupero più rapidi”. 

I candidati all’intervento sono obesi gravi con indicazione a bipartizione intestinale, anche in caso di reintervento (ovvero già sottoposti a chirurgia bariatrica ma che dopo l’intervento hanno ripreso peso), di età compresa tra i 18 e i 65 anni.

Chirurgia bariatrica

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