Sabato 9 novembre alcuni tra i maggiori esperti italiani di clima si sono riuniti al Politecnico di Torino per discutere e condividere con un numeroso pubblico il tema dell’emergenza climatica. Il titolo di questo convegno, organizzato dall’Associazione CAReGIVER, era: “Il clima: e domani? Gestire l’inevitabile ed evitare l’ingestibile”, una giornata di approfondimento sulle sfide dell’emergenza climatica e sulle strategie di adattamento e mitigazione. L’incontro è stato valorizzato dagli interventi istituzionali di: Fabrizio Pirri – Vice Rettore per lo Sviluppo del modello e delle infrastrutture di ricerca; Renzo Porro – Presidente Associazione CAReGIVER; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (in video); Vincenzo Zezza, Ministero delle Imprese e del Made in Italy; Silvio Magliano, Consigliere Regione Piemonte e Chiara Foglietta, Assessora alla Transizione Ecologica e Digitale, Politiche per l’Ambiente, Innovazione Comune di Torino.
La sessione tecnica è stata aperta da Filippo Giorgi, direttore della sezione di Scienze della Terra dell’Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics di Trieste, con una relazione su “La base scientifica del riscaldamento globale” che ha sintetizzato così: “è inequivocabile che il clima terrestre si stia riscaldando e che questo riscaldamento è dovuto per la maggior parte alle emissioni di gas serra da attività umane. Negli ultimi cento anni il sistema climatico ha subito una perturbazione senza precedenti negli ultimi 11,500 anni, e potrebbe assumere proporzioni enormi entro la fine del secolo con conseguenze pesanti sulle attività umane”.
A seguire il moderatore Raffaello Porro ha dato la parola a Claudia Pasquero, del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, che ha approfondito il tema dell’impatto dell’effetto serra sull’atmosfera e sui mari. Secondo Pasquero: “non assistiamo solo al riscaldamento globale ma anche all’annacquamento dell’aria, a un aumento globale delle piogge intense, a un aumento delle precipitazioni estreme dovuto ad alte temperature sui mari e persistenza di condizioni meteorologiche particolari (blocchi atmosferici). In parallelo riscontriamo siccità in aumento in alcune zone e in generale un peggioramento della nostra biosfera”.
Molto rilevante per il mondo delle imprese l’intervento di Elisa Terenghi, climatologa presso l’Environmental Resources Management. Per Terenghi, “le conseguenze del cambiamento climatico non riguarderanno i singoli eventi solamente ma anche il manifestarsi contemporaneo di questi e gli effetti sistemici a cascata sull’economia e la stabilità sociale. La crisi climatica pone ingenti rischi sulle aziende sia direttamente sia indirettamente in termini reputazionali e regolamentari. La decarbonizzazione è un’opportunità finanziaria e di posizionamento competitivo per le aziende che la perseguono. Per quanto gli attuali impegni e andamento delle tecnologie green non siano sufficienti per raggiungere l’obiettivo di contenere le temperature negli 1.5°C, la transizione è inevitabile e già in atto e dinamiche socio-economiche non lineari rendono possibile un’accelerazione.”
Per Romano Borchiellini del Dipartimento Energia, Referente del Rettore per l’Energy Center del Politecnico di Torino, che ha esplorato gli “Scenari energetici attuali e futuri”: “non possiamo limitarci all’innovazione tecnologica. Una politica sostenibile di lungo periodo deve considerare le variabili sociali ed economiche tanto quanto ambientali. Le transizioni energetiche avvengono lentamente, il consumo di energia è aumentato drasticamente dal secondo dopoguerra, la domanda è se abbiamo ancora il tempo per invertire la rotta: il tempo è una variabile dipendente (denaro, risorse umane…) o indipendente entro certi limiti?”.
Stefano Buono, Co-Founder e CEO di Newcleo, ha condiviso la sua esperienza in una videointervista registrata condotta da Filomena Greco. Buono ha illustrato le caratteristiche del nucleare di quarta generazione: “Newcleo nasce dall’obiettivo di generare energia elettrica in modo sicuro, sostenibile, pulito e in grandi quantità, sviluppando nuovi tipi di reattori nucleari in grado di utilizzare i rifiuti nucleari esistenti come combustibile. I nostri reattori veloci sono raffreddati al piombo, una particolare soluzione tecnologica studiata per oltre 30 anni che ci permetterà di portare un nuovo paradigma sul mercato dei reattori nucleari”.
Ha chiuso gli interventi degli esperti Guido Saracco del Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino che ha proposto: “impariamo dalla natura come combattere il riscaldamento globale”. A giudizio di Saracco, “le raccomandazioni di Dubai sono il minimo indispensabile per riuscire a sconfiggere gli effetti del riscaldamento globale. Aderirvi è un must. Essere più realisti del Re con politiche non ispirate alla neutralità tecnologica ma a dogmi irrealizzabili in determinati contesti geografici, sociali o economico-produttivi è sbagliato. In particolare una prospettiva di esclusiva attenzione a vettori come l’elettricità e l’idrogeno è destinata al fallimento. Anche per la sua interazione profonda con il sistema di produzione agroalimentare una economia al carbonio sostenibile sarà un pilastro fondamentale dello sviluppo sostenibile. In particolare, la CO2 può essere catturata e riutilizzata in una forma avanzata di chimica verde le cui declinazioni sono in larga parte ancora da definire”.
In conclusione, Renzo Porro, Presidente dell’Associazione CAReGIVER, ha posto l’accento sul Belpaese, con una relazione su “I cambiamenti climatici e le azioni di adeguamento previste in Italia”. Secondo Porro, “i problemi da affrontare per contrastare il cambiamento climatico sono enormi e riguardano tutte le attività dell’uomo perché tutte le attività generano prodotti a effetto serra. Promettere lacrime e sangue non porta voti. Manca un’informazione adeguata che convinca i cittadini dell’importanza del problema e dell’urgenza di affrontarlo. Convincere tutti i Paesi del mondo che si devono fare sacrifici e cambiare il proprio stile di vita per evitare la catastrofe ambientale è un’opera ciclopica e probabilmente infattibile. Al momento ci si occupa solo dell’aspetto tecnologico e gli aspetti economici e sociali sono scarsamente considerati. Ma il tempo passa e si avvicina il punto di non ritorno”.