I progressi nella finanza per l’adattamento al cambiamento climatico non sono abbastanza rapidi per colmare l’enorme divario fra le necessità e i fondi effettivamente erogati, il che provoca un continuo ritardo nella pianificazione e nell’esecuzione degli sforzi per l’adattamento. Lo sostiene l'”Adaptation Gap Report 2024″ dell’UNEP, l’agenzia ambientale dell’ONU, diffuso oggi. I fondi pubblici internazionali per l’adattamento destinati ai Paesi in via di sviluppo sono aumentati da 22 miliardi di dollari nel 2021 a 28 miliardi nel 2022. Si è trattato del maggiore aumento annuale, in termini assoluti e percentuali, dall’Accordo di Parigi del 2015.
Questo riflette i progressi verso il Glasgow Climate Pact, siglato alla COP26 nel 2021, che sollecita i Paesi sviluppati a raddoppiare al 2025 la finanza per l’adattamento verso i Paesi in via di sviluppo, rispetto ai 19 miliardi del 2019. Tuttavia, anche raggiungendo l’obiettivo del Glasgow Climate Pact, si ridurrebbe di appena il 5% il divario nella finanza per l’adattamento, che è stimato da 187 a 359 miliardi di dollari all’anno.
Il rapporto dell’UNEP chiede ai Paesi di adottare un nuovo Obiettivo collettivo (NCQG) per la finanza climatica alla COP29 di Baku, che si terrà dall’11 al 22 novembre, e includere elementi più forti di adattamento nel prossimo aggiornamento degli impegni nazionali per il clima (NDG, Nationally Determined Contributions), attesi per l’inizio del 2025.
Pianificazione
Per quanto riguarda la pianificazione, 171 Paesi hanno ora almeno uno strumento di pianificazione nazionale per l’adattamento – cioè, una politica, strategia o piano – in atto. Dei 26 Paesi senza uno strumento di pianificazione nazionale, 10 non mostrano alcuna indicazione di svilupparne uno; sette di questi Paesi sono stati colpiti da conflitti o sono stati fragili e necessiteranno di un supporto significativo e mirato se si vuole raggiungere l’obiettivo del Framework degli Emirati Arabi Uniti per la Resilienza Climatica Globale sulla pianificazione entro il 2030.
Inoltre, l’efficacia potenziale dei Piani Nazionali di Adattamento (NAP) nei Paesi in via di sviluppo è variabile, il che indica la necessità di un supporto dedicato per garantire che la pianificazione per l’adattamento porti a un’azione concreta in questi contesti. Le azioni di adattamento sono generalmente in aumento, ma non in misura proporzionale alla sfida.
Inoltre, le valutazioni dei progetti realizzati con il supporto degli enti finanziatori sotto la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) mostrano che circa la metà non sono soddisfacenti o difficilmente saranno sostenibili a lungo termine senza fondi per i progetti. I Paesi segnalano progressi nell’attuazione dei loro NAP, ma ritengono che la scala e la velocità con cui l’adattamento sta avvenendo non siano adeguate in relazione ai rischi climatici crescenti. In generale, saranno necessari maggiori sforzi per raggiungere l’obiettivo di attuazione del Framework degli Emirati Arabi Uniti per la Resilienza Climatica Globale.
Necessari approcci innovativi
Data la grandezza della sfida, colmare il divario del finanziamento per l’adattamento richiederà anche approcci innovativi per mobilitare risorse finanziarie aggiuntive. Fattori abilitanti più forti, nuovi approcci e strumenti finanziari sono fondamentali per sbloccare il finanziamento per l’adattamento, sia per il settore pubblico che per quello privato, spiega UNEP.
I fattori abilitanti per il settore pubblico includono la creazione di fondi e strutture di finanziamento, la pianificazione fiscale climatica, il tagging dei bilanci per il clima, l’integrazione nella pianificazione dello sviluppo nazionale e nei framework di spesa a medio termine, e la pianificazione degli investimenti per l’adattamento. Questi potrebbero essere supportati da riforme proposte per le istituzioni finanziarie internazionali e le banche di sviluppo multilaterali.
I fattori abilitanti per il settore privato – sottolinea l’analisi – includono nuovi approcci e strumenti che cercano di ridurre i rischi finanziari per il settore privato utilizzando il finanziamento pubblico. Questi possono essere supportati da acceleratori e piattaforme per l’adattamento. Il finanziamento per l’adattamento deve anche spostarsi da azioni reattive, incrementali e basate su progetti verso un adattamento più anticipatorio, strategico e trasformazionale, altrimenti non sarà in grado di offrire la scala o i tipi di adattamento necessari. Tuttavia, ciò richiede azioni in settori più difficili da finanziare: per supportare questo, è necessario utilizzare la finanza pubblica internazionale disponibile in modo molto più strategico, prosegue l’UNEP.
Inoltre, la questione di chi paga per l’adattamento non viene adeguatamente affrontata. In molti accordi di finanziamento, i costi finali dell’adattamento sono a carico dei Paesi in via di sviluppo; ciò può aiutare a colmare il divario finanziario, ma non è in linea con il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle capacità rispettive, né con il principio “chi inquina paga”.
“Non ci sono scuse per non occuparsi dell’adattamento”
“La Terra è in fiamme. L’umanità sta incendiando il Pianeta e ne sta pagando il prezzo, con le persone vulnerabili più colpite. Francamente, non ci sono scuse per non occuparsi seriamente di adattamento”. Lo ha affermato il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres parlando in un video messaggio in occasione della presentazione del nuovo rapporto dell’UNEP. “La crisi climatica è qui – osserva Guterres – c’è la tragedia umana dietro questi disastri che colpiscono la salute, ampliano le disuguaglianze, danneggiano lo sviluppo sostenibile e scuotono le fondamenta della pace. È necessario intervenire in settori chiave, tra cui l’integrazione dell’adattamento nei piani nazionali sul clima, l’implementazione di sistemi di allerta precoce e il rapido aumento dei finanziamenti per l’adattamento”. Inoltre – rileva Guterres – “i Paesi devono colpire al cuore la crisi: i gas serra. La crisi climatica è qui. Non possiamo rimandare la protezione. Dobbiamo adattarci, ora”.
“Il cambiamento climatico sta già devastando le comunità in tutto il mondo, in particolare le più povere e vulnerabili – afferma Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP – le tempeste violente stanno spianando le case, gli incendi stanno spazzando via le foreste e il degrado del territorio e la siccità stanno stravolgendo i paesaggi. Le persone, i mezzi di sostentamento, e la natura sono in serio pericolo a causa delle conseguenze del cambiamento climatico. Non ci sono scuse per cui il mondo non debba prendere sul serio l’adattamento, ora”.