Complottisti, leoni in gabbia: dai ruggiti ai piagnistei in cerca di donazioni

Spesso, quando il contesto online diventa ostile per loro o emergono conseguenze legali, questi soggetti cambiano rapidamente atteggiamento, presentandosi come vittime e richiedendo sostegno economico o emotivo ai propri seguaci
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A tutt’oggi il Giudice non ha ancora sbloccato i conti correnti sottoposti a pignoramento su istanza-precetto della famiglia Solesin, i quali – ricordo – richiedono il pagamento di 107000 euro. Giacché i conti pignorati erano indispensabili per il sostentamento, chiediamo ai nostri followers di darci una mano, contribuendo con una donazione“.

Il fenomeno dei “leoni da tastiera” rappresenta un aspetto controverso e pericoloso della comunicazione online, evidenziando dinamiche psicologiche e sociali che impattano sia gli aggressori che le vittime. Questi individui, protetti spesso dall’anonimato offerto dai social media, adottano un comportamento provocatorio e offensivo, spesso lanciandosi in insulti o minacce che probabilmente non utilizzerebbero nella vita reale. Il senso di impunità e la distanza fisica, infatti, favoriscono atteggiamenti aggressivi che possono sfociare in gravi reati come la vigliacca diffamazione.

Le motivazioni alla base di questo comportamento sono state studiate in ambito psicologico, con diversi studi che hanno individuato tratti come narcisismo, machiavellismo, psicopatia e sadismo in chi ricorre a tali atteggiamenti. Gli effetti di questa aggressività, però, non si limitano a chi li esercita: le vittime di attacchi online possono soffrire conseguenze psicologiche significative, tra cui stress, ansia e altre forme di disagio che impattano il loro benessere quotidiano.

Un aspetto interessante del comportamento dei leoni da tastiera è la loro incoerenza: spesso, quando il contesto online diventa ostile per loro o emergono conseguenze legali, questi soggetti cambiano rapidamente atteggiamento, presentandosi come vittime e richiedendo sostegno economico o emotivo ai propri seguaci. Questo shift riflette una vulnerabilità nascosta dietro la facciata di sicurezza e aggressività, evidenziando il desiderio di ottenere attenzione e supporto, creando un legame che spesso coinvolge chi li segue in modo manipolativo.

Un fenomeno simile si riscontra anche tra alcuni promotori di teorie del complotto, che, dopo aver diffuso narrazioni controverse o sensazionalistiche, fanno appello alla solidarietà dei propri sostenitori. Lamentando censure, difficoltà finanziarie o presunte persecuzioni, essi spingono i seguaci a contribuire economicamente alla “causa”, rafforzando il senso di appartenenza e la percezione di combattere un sistema ostile. Questa strategia, nota come “accattonaggio”, appare talvolta come una tattica strumentale, che alimenta un meccanismo di finanziamento basato sulla fidelizzazione e sulla continua richiesta di fondi.

Questi comportamenti online non solo minano la fiducia nella comunicazione digitale, ma creano anche un circolo vizioso in cui gli aggressori e i complottisti si nutrono dell’empatia e del supporto dei loro seguaci, generando un impatto sociale e psicologico non indifferente.

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