COP 29, bocciato il piano clima italiano: obiettivi insufficienti e ritardi cronici

Mentre alcune nazioni, come gli Stati Uniti e l'Unione Europea, hanno mostrato progressi incoraggianti nella riduzione delle loro emissioni, l'Italia sembra arrancare. La mancanza di miglioramenti significativi nel nostro paese è un segnale preoccupante che riflette le criticità nelle politiche climatiche nazionali e nella loro implementazione
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L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale nella lotta al cambiamento climatico, come evidenziato dal recente report scientifico presentato alla COP29 del novembre 2024. Il documento ha rivelato un aumento dello 0,8% delle emissioni globali responsabili del riscaldamento del pianeta nell’ultimo anno, un dato che sottolinea l’urgenza di azioni più incisive a livello mondiale. Mentre alcune nazioni, come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, hanno mostrato progressi incoraggianti nella riduzione delle loro emissioni, l’Italia sembra arrancare. La mancanza di miglioramenti significativi nel nostro paese è un segnale preoccupante che riflette le criticità nelle politiche climatiche nazionali e nella loro implementazione.

L’analisi della situazione italiana rivela una serie di problematiche strutturali. In primo luogo, il Paese ha accumulato un notevole ritardo nell’adozione di piani e strategie di adattamento climatico rispetto ai suoi omologhi europei. La Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC) è stata predisposta solo nel 2012, un ritardo che ha pesato sulle successive azioni di contrasto al cambiamento climatico.

COP29 scienziati Vs politici

Inoltre, l’Italia non dispone ancora di un Piano Nazionale di Adattamento efficace per affrontare le conseguenze ormai inevitabili dei mutamenti climatici. Questa lacuna lascia il paese vulnerabile agli impatti sempre più frequenti e severi degli eventi meteorologici estremi.

Gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall’Italia appaiono insufficienti. L’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede un taglio delle emissioni entro il 2030 di appena il 40,3% rispetto ai livelli del 1990, una percentuale ben al di sotto di quanto necessario per contribuire efficacemente agli sforzi globali di mitigazione del cambiamento climatico.

La posizione dell’Italia al 58° posto nella classifica specifica per le politiche climatiche nazionali è un chiaro indicatore dell’inadeguatezza dell’approccio del paese nell’affrontare l’emergenza climatica. Questa performance deludente riflette la necessità di un ripensamento radicale delle strategie e delle azioni intraprese finora.

Un altro ostacolo significativo è rappresentato dalla mancanza di una chiara strategia di finanziamento per attuare le misure di adattamento e mitigazione previste nei piani nazionali. Senza risorse adeguate e ben indirizzate, anche i migliori propositi rischiano di rimanere lettera morta.

Questo quadro complessivo dovrebbe fungere da campanello d’allarme per i decisori politici italiani. È evidente la necessità di una revisione profonda e di un sostanziale rafforzamento delle politiche climatiche nazionali. L’Italia deve accelerare l’adozione di misure più ambiziose e concrete, allineandosi agli sforzi dei paesi più virtuosi e contribuendo in modo significativo alla lotta globale contro il cambiamento climatico.

In conclusione, mentre il mondo si muove, seppur lentamente, verso una riduzione delle emissioni, l’Italia sembra essere rimasta indietro. È tempo di un’azione decisa e coordinata che ponga il paese al passo con le sfide climatiche del XXI secolo, trasformando le criticità attuali in opportunità di innovazione e sviluppo sostenibile.

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