La COP16 sulla biodiversità si è conclusa a Cali senza ottenere un accordo sul finanziamento della tabella di marcia che l’umanità ha stabilito per fermare la distruzione della natura entro il 2030. I negoziati sono stati sospesi stamattina dal Presidente colombiano del vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità, Susana Muhamad, che ha constatato, dopo un’ulteriore notte di discussioni, la perdita del quorum dei partecipanti. Questa sospensione ha interrotto i dibattiti tra il Brasile, che ha sostenuto la proposta colombiana di creare un nuovo fondo per la natura, e l’Unione Europea, il Giappone e il Canada, che si sono fermamente opposti.
L’obiettivo era capire come aumentare la spesa globale per la salvaguardia della natura a 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, compresi 30 miliardi di dollari di aiuti da parte dei Paesi ricchi. Per raggiungere questo obiettivo, la Presidenza colombiana ha presentato una tabella di marcia che prevedeva la creazione di un nuovo fondo per la natura, che i Paesi ricchi, ostili alla moltiplicazione dei fondi multilaterali di aiuto allo sviluppo, hanno respinto.
Nonostante il fallimento dei negoziati cruciali sul finanziamento e sul meccanismo di monitoraggio, che dovrebbe garantire che i Paesi rispettino gli impegni presi due anni fa a Montreal, il Ministro dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile si è congratulata per il lavoro svolto e per l’adozione delle decisioni considerate prioritarie, ovvero il rafforzamento dello status delle popolazioni indigene nelle COP sulla biodiversità, un testo sul riconoscimento degli “afrodiscendenti” e l’attuazione di un fondo multilaterale. L’obiettivo di quest’ultimo è condividere con i Paesi in via di sviluppo i profitti ottenuti dalle aziende grazie alla digitalizzazione del genoma di piante e animali provenienti dai loro territori.
