La produzione di idrocarburi nel 2023 ha raggiunto il suo massimo storico, con ben 61,1 miliardi di dollari investiti negli ultimi tre anni per l’esplorazione di nuovi giacimenti. È quanto emerge da un report dell’ONG Urgewald, diffuso durante la Cop29 a Baku, dove i Paesi del mondo sono riuniti per discutere il futuro del clima. Secondo il documento, l’investimento in combustibili fossili è di gran lunga superiore alla “misera somma di 702 milioni di dollari” destinata al fondo per le “perdite e i danni” dei Paesi vulnerabili. Un dato che, secondo l’organizzazione, è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Il report sottolinea che ben 578 compagnie, tra cui giganti come Saudi Aramco, Qatar Energy, ExxonMobil, Petrobras e TotalEnergies, “hanno annunciato l’intenzione di sfruttare 239,3 miliardi di barili di petrolio equivalente di nuove risorse nei prossimi sette anni”, portando a un ulteriore esaurimento delle risorse naturali e aggravando il riscaldamento globale.
Queste rivelazioni si aggiungono ai dati presentati da Global Witness, un’altra ONG impegnata nella difesa del clima, che ha analizzato la situazione delle 30 principali compagnie petrolifere e del gas del mondo (escluse quelle con sede nei Paesi più poveri). Secondo Global Witness, queste compagnie hanno registrato una media combinata di 400 miliardi di dollari all’anno di flusso di cassa libero dal 2015, anno dell’accordo di Parigi. “Si tratta dello stesso importo che – spiegano i ricercatori – dovrebbe essere considerato il minimo per il finanziamento delle perdite e dei danni necessari ogni anno ai Paesi in via di sviluppo”, aggiungendo che i danni climatici potrebbero costare più di 600 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.
Le ONG ribadiscono che, mentre gli investimenti in combustibili fossili continuano a crescere, la solidarietà internazionale non è riuscita a garantire risorse adeguate per fronteggiare le conseguenze dei cambiamenti climatici nei Paesi più vulnerabili.