Al via la COP29 in Azerbaigian: clima, finanziamenti e diritti umani i grandi nodi da sciogliere

Alla COP29 si gioca una partita complessa tra interessi economici, politiche ambientali e questioni etiche
MeteoWeb

La COP29, Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, accoglie da oggi i leader mondiali e negoziatori a Baku, in Azerbaigian, per affrontare sfide globali legate al cambiamento climatico e alla necessità di ridurre le emissioni di gas serra. Questo evento annuale rappresenta un’occasione cruciale per discutere soluzioni concrete che possano frenare l’aumento delle temperature globali, responsabili di eventi meteo estremi come le recenti alluvioni.

Gli obiettivi della COP29

Tra i principali obiettivi della COP29 c’è l’aumento dei finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo, che affrontano le conseguenze del cambiamento climatico con minori risorse e infrastrutture. Il sostegno finanziario permetterebbe a questi Paesi di investire in tecnologie sostenibili, riducendo così le emissioni e migliorando la loro resilienza climatica. Tuttavia, le prospettive della conferenza sono incerte, con grandi potenze come Stati Uniti, Cina, Francia, Germania e India che hanno annunciato l’assenza dei rispettivi leader.

Le controversie

Oltre alle sfide geopolitiche, l’Azerbaigian– Paese ospitante – ha suscitato critiche per la sua posizione ambigua sul clima. Il Paese ha infatti pianificato un’espansione delle proprie attività di produzione di gas, decisione che appare in contrasto con l’obiettivo della COP di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Secondo alcuni osservatori, l’Azerbaigian potrebbe sfruttare l’evento per promuovere investimenti nelle sue risorse fossili invece di favorire una vera transizione verde.

Le elezioni USA

Un altro fattore che complica i negoziati è l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Conosciuto per il suo scetticismo sul cambiamento climatico, Trump ha spesso criticato le politiche per l’energia verde, definendole “una truffa”. La sua elezione porterà a un ritiro degli Stati Uniti dagli impegni climatici, già annunciato, e mettere in discussione i finanziamenti verso i Paesi più poveri.

L’allarme degli esperti

Secondo il prof. Joeri Rogelj dell’Imperial College di Londra, i segnali di allarme climatici sono ormai inequivocabili: il 2024 si preannuncia come l’anno più caldo mai registrato, con tempeste e fenomeni estremi sempre più violenti. Per far fronte a questa emergenza, è cruciale che i Paesi si impegnino a rispettare il limite di aumento delle temperature di 1,5°C, obiettivo concordato nell’Accordo di Parigi del 2015.

Una partita complessa

La COP29 è quindi un appuntamento di grande rilevanza, dove si gioca una partita complessa tra interessi economici, politiche ambientali e questioni etiche. Resta da vedere se questa conferenza, segnata da assenze significative e dubbi sulle intenzioni dell’Azerbaigian, riuscirà a produrre risultati concreti o se sarà necessario attendere la COP30 in Brasile per un rinnovato impegno climatico globale.

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