COP29 al via domani a Baku: un appello urgente alla lotta contro il cambiamento climatico

La COP29 di Baku rappresenta un momento chiave anche per la definizione di nuovi obiettivi finanziari
MeteoWeb

Domani si aprirà a Baku la 29ª conferenza delle parti delle Nazioni Unite, la COP29, un appuntamento che arriva in un momento di allarme crescente per la crisi climatica. Nonostante l’evidenza dei fenomeni meteorologici estremi legati al riscaldamento globale – dalle inondazioni agli incendi devastanti – il mondo sembra ancora sottovalutare la gravità della situazione: è quanto ha ribadito con forza il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, che nei giorni scorsi ha lanciato un appello accorato a un’azione immediata, avvertendo che il punto di non ritorno è ormai vicino.

Guterres ha evidenziato come l’aumento della temperatura globale si stia avvicinando pericolosamente al limite di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, una soglia critica stabilita dall’Accordo di Parigi del 2015 per evitare conseguenze catastrofiche. L’umanità è sempre più vicina a punti di rottura irreversibili, come il collasso della foresta pluviale amazzonica e della calotta glaciale della Groenlandia. Il Segretario Generale ha criticato i governi per la mancanza di impegni concreti a tagliare drasticamente le emissioni di gas serra, un passaggio cruciale per evitare il disastro.

Guterres ha anche espresso preoccupazione per il possibile impatto della politica statunitense. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe compromettere nuovamente gli accordi internazionali. Questo scenario rischia di paralizzare i progressi necessari e di scoraggiare altre nazioni dall’agire con decisione.

Nuovi obiettivi e finanziamenti per affrontare la crisi

La COP29 di Baku rappresenta un momento chiave anche per la definizione di nuovi obiettivi finanziari. L’impegno di 100 miliardi di dollari, fissato anni fa per sostenere i Paesi in via di sviluppo nella decarbonizzazione, scadrà il prossimo anno, e i negoziatori dovranno stabilire nuovi fondi e una distribuzione equa dei contributi. In particolare, le pressioni ricadranno su economie forti come gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, i cui ricavi dipendono ancora largamente dai combustibili fossili.

Si accende inoltre il dibattito sulla Cina, ormai potenza economica globale: numerosi stati occidentali sostengono che la Cina non dovrebbe più essere considerata un Paese in via di sviluppo e dovrebbe contribuire maggiormente ai finanziamenti globali per la transizione ecologica.

Le richieste delle ONG e le critiche alla sede di Baku

Le organizzazioni ambientaliste riunite nella rete Climatenetwork esprimono preoccupazioni sul futuro, ribadendo che “l’urgenza di affrontare la crisi climatica è più pressante che mai“. Malgrado il contesto politico internazionale incerto, queste associazioni ritengono essenziale ridurre le emissioni globali e costruire una resilienza climatica adeguata. Per questo, si aspettano che l’Unione Europea giochi un ruolo di primo piano nel raggiungere un nuovo accordo finanziario, favorendo un reale trasferimento di risorse dai Paesi ricchi a quelli maggiormente vulnerabili, specialmente nel sud del mondo.

La scelta di Baku come sede della COP29 non è stata esente da critiche: l’Azerbaigian è infatti un paese la cui economia è in gran parte basata sul petrolio e il gas, e che presenta un quadro politico poco democratico. Secondo gli ambientalisti, questa sede potrebbe ostacolare decisioni drastiche contro lo sfruttamento delle risorse fossili, su cui Baku fonda gran parte della propria ricchezza.

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