Cop29: Brasile accelera sul clima, Usa spingono su nucleare e l’Europa tira il freno a mano

Il premier italiano Giorgia Meloni ha sottolineato che non esiste “un'unica alternativa” ai combustibili fossili e che è necessario adottare una visione “realistica” e diffidare di qualsiasi “approccio troppo ideologico”
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Dopo che il presidente azero ha definito il gas e il petroliodono di Dio“, è il nucleare a dominare (o quasi) la terza giornata della Cop29, in corso in Azerbaigian. Nonostante il tema della finanza climatica continui a essere un punto critico nei negoziati, la Conferenza sul clima di Baku ha posto al centro della discussione non solo l’uscita graduale dai combustibili fossili, ma anche la spinta verso la decarbonizzazione, con il nucleare che torna prepotentemente sul tavolo. E così, chi ha deciso di accelerare concretamente la corsa verso un futuro a basse emissioni è emerso chiaramente.

Il Brasile e gli Stati Uniti

Il Brasile è partito in volata, nonostante l’assenza già annunciata del presidente Lula. Il ministro dell’Ambiente Marina Silva ha presentato una nuova tabella di marcia fino al 2035, un documento obbligatorio secondo l’Accordo di Parigi, al capo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per il clima. Questo impegno prevede una riduzione delle emissioni di gas serra del 59-67% rispetto ai livelli del 2005. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno annunciato l’intenzione di triplicare la produzione di energia nucleare entro il 2050, un obiettivo che, come ha ricordato Ali Zaidi, consigliere per il clima del presidente americano Joe Biden, “è sostenuto da repubblicani e democratici“.

E l’Europa?

L’Europa, tuttavia, sembra voler mettere il freno a mano, adottando un approccio più cauto. Il premier italiano Giorgia Meloni ha sottolineato che non esiste “un’unica alternativa” ai combustibili fossili e che è necessario adottare una visione “realistica” e diffidare di qualsiasi “approccio troppo ideologico”. L’Italia, ha ribadito, “è in prima linea sulla fusione nucleare” e “vogliamo rilanciare questa tecnologia che potrebbe davvero fare la differenza perché può far sì che l’energia diventi da un’arma geopolitica una risorsa accessibile“. Insomma, la transizione verde è importante, ma non a qualsiasi costo.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è trovato anche il primo ministro greco conservatore Kyriakos Mitsotakis, che ha affermato che questo periodo di transizione “non sarà indolore“. “Non possiamo precipitarci nell’oblio industriale in nome della neutralità delle emissioni di carbonio”, ha detto durante il suo intervento alla Cop. E non tutti, però, sono così ottimisti. Il primo ministro albanese, Edi Rama, ha parlato con un tono disilluso, sottolineando: “La vita continua con le sue vecchie abitudini, e i nostri discorsi pieni di buone intenzioni sulla lotta al cambiamento climatico non modificano nulla“. Rama ha poi interrogato i presenti dicendo: “Che cosa mai stiamo facendo in questa assemblea, se, ancora una volta, non c’è la volontà politica comune di unirsi e passare dalle parole ai fatti?

Il fantasma dell’Accordo di Parigi

Per rispettare l’Accordo di Parigi, ovvero limitare l’aumento della temperatura globale a +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, è necessario mettere sul piatto risorse economiche ingenti per permettere ai Paesi più poveri di agire tempestivamente contro il cambiamento climatico, poiché sono proprio questi Paesi i più vulnerabili agli impatti del riscaldamento globale. Tuttavia, molte nazioni occidentali sembrano riluttanti a stanziare ulteriori fondi in un periodo di austerità, e preferiscono sollecitare il coinvolgimento del settore privato. La maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, invece, è favorevole a un impegno annuale da parte dei Paesi più ricchi di almeno 1.300 miliardi di dollari, un importo ben superiore ai circa 100 miliardi attuali, chiedendo più sussidi e meno prestiti. I negoziatori hanno presentato una nuova bozza di accordo sul finanziamento climatico, che include diverse opzioni, ma che lascia ancora irrisolti alcuni dei punti critici che dovranno essere discussi nei prossimi giorni.

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