Nel terzo giorno della COP29, ospitata quest’anno a Baku, in Azerbaigian, il dibattito si concentra ancora sulla finanza climatica, ritenuta fondamentale per affrontare i cambiamenti climatici su scala globale. La nuova bozza di accordo presentata, lunga 34 pagine, raccoglie un vasto numero di opzioni che riflettono le posizioni, ancora divergenti, dei partecipanti. Il tema centrale ruota attorno alla proposta dei Paesi in via di sviluppo, che richiedono “almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno” da parte delle nazioni più ricche per affrontare il riscaldamento globale e ridurre le emissioni di gas serra.
Questa cifra, decisamente più alta rispetto agli obiettivi finanziari fissati nel 2009 (100 miliardi di dollari all’anno), rappresenta una delle principali richieste dei Paesi meno sviluppati, specialmente quelli dell’Africa e dei piccoli Stati insulari, che si trovano tra i più vulnerabili di fronte alla crisi climatica. In particolare, i Paesi africani chiedono 220 miliardi di dollari e i piccoli Stati insulari circa 39 miliardi.
Verso un Nuovo Obiettivo Finanziario Collettivo
Un tema chiave della COP29 è definire un nuovo obiettivo collettivo, chiamato New Collective Quantified Target (NCQG), che sostituirà quello fissato nel 2009. Questo nuovo obiettivo rappresenta l’impegno delle nazioni sviluppate nel fornire supporto economico a quelle in via di sviluppo, per permettere loro di fronteggiare gli impatti dei cambiamenti climatici. Il precedente target, di 100 miliardi di dollari, è stato raggiunto soltanto nel 2022, mettendo in evidenza il gap di finanziamenti e la crescente necessità di nuovi strumenti economici e finanziari per affrontare l’emergenza climatica.
Una prima bozza di accordo, redatta da Egitto e Australia, è stata respinta martedì dai Paesi in via di sviluppo, che l’hanno considerata troppo favorevole alle nazioni più ricche. Questo rifiuto ha portato alla stesura di un nuovo documento, che tuttavia, secondo molti, non risponde ancora pienamente alle aspettative.
Le 3 proposte e il difficile equilibrio
Il testo negoziale attuale include 3 opzioni diverse che riflettono i diversi approcci dei Paesi partecipanti:
- Opzione Paesi in via di sviluppo: prevede che i Paesi sviluppati siano gli unici responsabili del finanziamento per il clima;
- Opzione Paesi sviluppati: cerca di dividere questa responsabilità includendo anche i Paesi emergenti, considerati ormai in grado di contribuire;
- Opzione mista: combina le due posizioni, cercando un compromesso che soddisfi entrambe le parti.
Verso la fase finale dei negoziati
La prossima settimana i ministri dovranno confrontarsi le queste scelte, nel tentativo di raggiungere un consenso che permetta di concludere la COP29 con un nuovo e solido obiettivo finanziario per il clima. L’esito dei negoziati sarà cruciale per il futuro delle politiche climatiche globali. La pressione sui Paesi sviluppati cresce, poiché i Paesi in via di sviluppo richiedono non solo maggiori finanziamenti ma anche un impegno concreto per aiutare le popolazioni più vulnerabili. La COP29 potrebbe rappresentare un punto di svolta o, al contrario, rischiare di lasciare irrisolto il divario tra Nord e Sud del mondo in tema di finanziamento climatico.