Il gruppo dei Paesi in via di sviluppo ha alzato la voce durante la conferenza stampa alla COP29 di Baku, chiedendo una cifra chiara da includere nella bozza di accordo sul fondo climatico. Adonia Ayebare, dell’Uganda e portavoce del G77, ha dichiarato: “Ciò di cui abbiamo bisogno è che siano ascoltate le richieste dei Paesi in via di sviluppo. Nella bozza vogliamo vedere un numero, una cifra, ed è in trilioni, 1,3 trilioni. Abbiamo bisogno di una cifra come titolo del testo. Abbiamo bisogno di un buon titolo, che parli davvero dei grandi ingredienti quantistici, poi possiamo approfondire altre questioni.” La sua affermazione ha messo in evidenza l’urgenza di una risposta concreta da parte dei Paesi sviluppati.
Riguardo a una possibile proposta che prevederebbe un impegno annuale di 200-300 miliardi di dollari, Ayebare ha risposto con decisione: “È uno scherzo?“. Il clima di frustrazione era palpabile, con l’assenza di aggiornamenti dai Paesi ricchi che alimentava l’incertezza. “A poche ore dalla fine dei negoziati, l’assenza di aggiornamenti sui piani dei Paesi sviluppati accresce l’incertezza e l’urgenza della nostra situazione“, ha spiegato il rappresentante del G77. “È imperativo che i Paesi sviluppati si facciano avanti e soddisfino le aspettative dei Paesi in via di sviluppo, che sono in prima linea nell’emergenza climatica e hanno bisogno di un sostegno immediato per mitigare e adattare gli impatti del clima e affrontare efficacemente le perdite e i danni“, ha aggiunto, ribadendo la necessità di un impegno concreto per fronteggiare l’emergenza.
Le difficoltà dei negoziatori africani
Anche i negoziatori africani si sono espressi con delusione sulla lentezza dei progressi. Ali Mohamed, del Kenya e portavoce del gruppo dei negoziatori africani (AGN), ha dichiarato: “Esperti indipendenti e agenzie delle Nazioni Unite hanno quantificato il fabbisogno per l’Africa e il resto del mondo in via di sviluppo in 1.300 miliardi di dollari, ma finora non vediamo alcun movimento da parte dei nostri partner per lo sviluppo“. Mohamed ha sottolineato la frustrazione per il rallentamento del processo: “Lo stallo è davvero frustrante e deludente. Ci auguriamo che i nostri partner propongano una cifra giustificabile che risponda alle esigenze e all’entità dei crescenti problemi legati al cambiamento climatico.”
Secondo Mohamed, l’attuale situazione richiede una risposta urgente. “Questa è la situazione attuale, e siamo in attesa di ricevere il testo che la Presidenza produrrà questa sera“, ha concluso, esprimendo l’aspettativa che presto vengano fatti progressi tangibili nelle trattative.
La COP29 continua ad essere un palcoscenico cruciale per il futuro della lotta al cambiamento climatico, con il G77 e i Paesi africani che chiedono maggiore impegno e trasparenza da parte dei Paesi sviluppati. L’attesa è alta per il testo finale, che potrebbe determinare l’efficacia degli impegni presi.