L’Italia si sta battendo per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici fissati a Dubai, ma, al momento, secondo il premier Giorgia Meloni, “non c’è alternativa ai combustibili fossili”. Parlando dal palco della COP29 di Baku, in Azerbaigian, dove ha partecipato brevemente prima di rientrare a Roma, Meloni ha ribadito la necessità di un approccio pragmatico, non ideologico, alla decarbonizzazione. “Sfruttando tutte le tecnologie a disposizione”, ha aggiunto, la strada per una transizione energetica efficace non può prescindere dall’uso delle risorse esistenti.
Uno degli aspetti chiave per il governo italiano è il sostegno alla fusione nucleare, che, secondo Meloni, rappresenta una delle soluzioni per garantire energia illimitata in futuro, per soddisfare le crescenti necessità di una popolazione mondiale in espansione. “I negoziati non saranno semplici”, ha sottolineato Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, intervistato in radio, ma la collaborazione internazionale resta fondamentale per raggiungere gli obiettivi fissati.
La COP29 di Baku, tuttavia, sarà ricordata come una conferenza delle assenze: mancheranno infatti leader cruciali come il presidente americano uscente Joe Biden, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente cinese Xi Jinping, il premier indiano Narendra Modi e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Quest’ultimo, pur non essendo presente, è il futuro ospite della prossima conferenza delle parti, che si terrà in Brasile.
Per Pichetto, la situazione internazionale e i cambiamenti al governo degli Stati Uniti sono determinanti per il progresso delle trattative. Un tema centrale durante i negoziati riguarda le contribuzioni dei Paesi in via di sviluppo, che, come ha ricordato il ministro, sono “su base volontaria”. Poiché si tratta di un sistema volontaristico, il meccanismo non è “completamente equilibrato”, e quindi saranno necessari “confronti serrati” nei prossimi giorni per definire un documento finale che possa soddisfare tutte le parti.
Meloni ha quindi richiamato l’attenzione sulla necessità di una cooperazione globale per raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, concentrandosi “a partire dai maggiori emettitori” e garantendo un “supporto finanziario adeguato”. “C’è bisogno di responsabilità condivise, c’è bisogno di superare le divisioni, le divergenze tra i paesi emergenti e quelli già sviluppati”, ha aggiunto.
Il successo della conferenza dipenderà principalmente dalle decisioni dei governi nazionali: “Sappiamo che potremmo non trarre dei benefici personali dagli sforzi che stiamo facendo – ammette Meloni –, ma questa non è la cosa importante“. Un messaggio chiaro a tutti i leader: la lotta al cambiamento climatico è una questione di responsabilità collettiva, non di interessi individuali.
Infine, il premier ha parlato del suo ruolo di madre, ribadendo la sua motivazione nel promuovere politiche che possano migliorare il futuro delle generazioni future. “Io sono una madre e come madre nulla mi dà più soddisfazione di quando lavoro per delle politiche che permetteranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un mondo migliore”, ha dichiarato. E, citando il filosofo statunitense William James, ha aggiunto: “L’azione è quello che fa la differenza, perché lo farà”.