COP29: Paesi vulnerabili chiedono un Trattato per la riduzione dei combustibili fossili

"Abbiamo discusso di come il trattato affronterà le potenziali implicazioni dell'eliminazione graduale dei combustibili fossili e i requisiti economici per andare avanti"
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I rappresentanti di 14 Paesi particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico, che hanno finora aderito alla Iniziativa per il trattato di non proliferazione dei combustibili fossili, hanno presentato una tabella di marcia a margine della conferenza COP29 a Baku per avviare un vero e proprio negoziato sul tema. Questi Paesi, per lo più isole del Pacifico, sono fortemente a rischio a causa dell’innalzamento dei mari e non dispongono delle risorse necessarie per fronteggiare il cambiamento globale.

In una conferenza stampa organizzata dalla Colombia, il vicepremier delle Isole Figi, Biman Prasad, ha dichiarato: “L’idea del Trattato sui combustibili fossili sta guadagnando slancio tra governi, aziende, società civile e non vediamo l’ora di portarla avanti verso progressi significativi nel 2025. Si tratta di uno strumento per affrontare l’ingiustizia climatica e guidare il cambiamento necessario per una transizione verso l’energia pulita, gestendo in modo equo l’eliminazione graduale dei combustibili fossili dannosi a livello globale. La proposta di un meccanismo giuridicamente vincolante rappresenta un’opportunità per ritenere le nazioni più ricche responsabili del loro ruolo nella crisi, fornendo alle nazioni vulnerabili come la nostra il supporto finanziario e tecnico di cui abbiamo bisogno per la transizione.”

Il ministro dell’Ambiente della Colombia, Susana Muhamad, ha sottolineato che l’obiettivo è ottenere, nel 2025, delle risoluzioni Onu che spingano la proposta del trattato, aggiungendo: “Abbiamo discusso di come il trattato affronterà le potenziali implicazioni dell’eliminazione graduale dei combustibili fossili e i requisiti economici per andare avanti. Ci auguriamo che nella fase successiva otterremo gli impegni di altri Paesi desiderosi di partecipare a questo processo, in modo da poter avviare i negoziati.

Inoltre, Maria Neira, direttore del Dipartimento di Salute Pubblica e Ambiente presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha ricordato che “La crisi climatica è anche una crisi sanitaria. Ogni anno abbiamo 7 milioni di morti premature causate dall’esposizione all’aria inquinata che respiriamo a causa delle stesse cause che sono responsabili del riscaldamento globale.”

Finora, hanno aderito all’iniziativa i Paesi di Vanuatu, Tuvalu, Tonga, Figi, Isole Solomon, Niue, Antigua e Barbuda, Timor-Leste, Palau, Colombia, Samoa, Nauru, Isole Marshall e gli Stati Federati della Micronesia.

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