Tra appelli al boicottaggio della COP29 per le politiche repressive dell’Azerbaigian e l’ombra del neo eletto Presidente Donald Trump, la 20esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si apre lunedì 11 novembre a Baku non si preannuncia sotto i migliori auspici. Eppure l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha avvertito che far fronte al cambiamento climatico “è una questione di vita o di morte“, motivo per cui un’azione della COP29 è cruciale. “La crisi climatica è una crisi sanitaria. La COP29 è un’opportunità cruciale per i leader globali di integrare considerazioni sulla salute nelle strategie per adattarsi e mitigare il cambiamento climatico”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Per l’Oms, quindi, la salute dovrebbe essere al centro dell’attenzione nei negoziati internazionali sul clima per il fatto che gli eventi meteorologici estremi stanno costando vite umane e alimentano le malattie.
L’ultimo rapporto dell’Oms evidenzia che l’inquinamento atmosferico è collegato a quasi 7 milioni di morti premature all’anno. Circa 2,41 miliardi di lavoratori, il 71% della popolazione attiva, sono esposti a calore eccessivo, con conseguenti 22,85 milioni di infortuni e 18.970 decessi all’anno per colpo di calore e altre malattie non trasmissibili. Il cambiamento climatico aumenta la trasmissione di malattie infettive mortali come dengue, malaria, virus del Nilo occidentale, vibriosi e infezioni respiratorie, tra cui polmonite, Legionella, tubercolosi, Covid-19 e influenza, in luoghi esistenti e nuovi. Per giunta l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico aumentano il rischio che le donne incinte corrono di parto prematuro, basso peso alla nascita e morte materna, con relativi costi per i servizi sanitari pubblici.
In realtà c’è stata una crescente attenzione agli impatti del riscaldamento globale sulla salute durante i colloqui annuali delle Nazioni Unite sul clima, con la COP28 dell’anno scorso a Dubai che per la prima volta ha incluso una giornata incentrata sulla salute.
Boicottaggi per la COP29
Ad allungare ombre sulla COP29 che si terrà a Baku c’è l’appello al boicottaggio da parte di diverse personalità politiche, in particolare in Francia, per inviare un segnale forte al regime di Aliyev. Chiedono inoltre di aderire all’iniziativa di una campagna internazionale per chiedere il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi armeni, il diritto al ritorno sicuro dei 120.000 rifugiati dell’Alto Karabakh e il rispetto dell’integrità territoriale dell’Armenia, di cui occupa militarmente più di 200 chilometri quadrati.
Il ritorno di Trump
Il vertice di Baku poi sarà l’ultimo vertice sul clima delle Nazioni Unite prima del ritorno di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti a gennaio. Trump ha a lungo denunciato il cambiamento climatico come una “bufala“. Durante il suo mandato presidenziale del 2017-2021, si è ritirato dall’Accordo di Parigi sulla riduzione del riscaldamento globale e ha iniziato a ritirare gli Stati Uniti dall’Oms, accusando l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite di essere una marionetta della Cina. Trump, inoltre, si è impegnato a invertire le politiche più rispettose del clima del Presidente uscente Joe Biden, sotto il quale gli Stati Uniti hanno ripreso a far parte dell’Accordo di Parigi.
I negoziatori e gli osservatori sul clima che si stanno preparando per la COP29 hanno affermato che la vittoria di Trump riduce la capacità dei Paesi di concordare un nuovo obiettivo finanziario globale o di aumentare il bacino di Paesi che dovranno contribuire, obiettivi per il vertice. L’Ue e gli Stati Uniti avevano pianificato di spingere la Cina e i ricchi Stati del Golfo ad iniziare a versare nei fondi climatici dell’ONU.
“Spingere per finanziamenti climatici più ambiziosi sarà quasi impossibile senza l’adesione degli Stati Uniti, il che scoraggerà i Paesi in via di sviluppo dal prendere sul serio le ambizioni climatiche dell’Occidente”, ha affermato Elisabetta Cornago, ricercatrice del Centre for European Reform. Il Segretario di Stato tedesco per l’azione internazionale per il clima, Jennifer Morgan, ha affermato che spetterà alla Germania e all’Unione europea mantenere la leadership nelle discussioni sui finanziamenti climatici, per garantire un risultato accettabile. Tuttavia, oggi il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annullato i piani per partecipare alla COP29 a causa di una crisi politica in corso in Germania.
Il fallimento nel concludere un solido accordo sui finanziamenti climatici alla COP29 rappresenterebbe una battuta d’arresto particolarmente grande per il gruppo dei 45 Paesi meno sviluppati, che chiedono ai Paesi ricchi di pagare. “Qualsiasi tentativo da parte di chiunque di eludere le responsabilità condivise dev’essere accolto con costernazione“, ha affermato Evans Njewa, Presidente del blocco.