È caduto uno dei miti più affascinanti della paleontologia: la formazione Yixian, nel nord-est della Cina, non è stata il teatro di eruzioni vulcaniche improvvise che, come una “Pompei dei dinosauri”, avrebbero cristallizzato in un attimo fossili di creature preistoriche. Un recente studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana, ha rivelato che i fossili eccezionalmente conservati non devono la loro straordinaria preservazione a violente esplosioni vulcaniche, ma piuttosto a eventi molto più comuni e “domestici”: frane, crolli di tane e sedimentazioni lente.
Il team di ricerca, guidato da Scott MacLennan dell’Università del Witwatersrand, in Sudafrica, ha sviluppato una tecnica innovativa e incredibilmente precisa per datare i reperti fossili. I risultati dello studio, frutto di anni di lavoro, hanno permesso di chiarire definitivamente la storia della formazione Yixian, scoperta negli anni ’80 del secolo scorso. Secondo i ricercatori, i fossili risalgono a un periodo relativamente breve di circa 93.000 anni, tra 120 e 130 milioni di anni fa, senza segni di violente eruzioni vulcaniche in quel lasso di tempo. “Tutte le prove puntano invece a tane crollate, forse a causa di dinosauri di grandi dimensioni o di forti piogge”, spiega il dottor MacLennan.
Un nuovo metodo di datazione dei fossili
Per decenni, si è creduto che l’ambiente altamente conservativo della formazione Yixian fosse frutto di cenere e lapilli depositati rapidamente da eruzioni improvvise. Questa teoria, basata su osservazioni iniziali della conformazione dei sedimenti e dei minerali circostanti i fossili, è stata la spiegazione predominante fino all’intervento del team sudafricano. La tecnica di datazione innovativa sviluppata da MacLennan e dai suoi colleghi ha permesso di ottenere una maggiore precisione temporale, ridefinendo completamente la narrazione della conservazione di questi fossili. La nuova tecnologia, applicata con minuzia ai reperti fossili, ha permesso di ottenere una scansione temporale precisa, evidenziando che i sedimenti non derivano da depositi vulcanici violenti e rapidi ma da processi graduali.
La conservazione dei fossili: non eruzioni, ma crolli di tane
A lungo soprannominata la “Pompei dei dinosauri”, la formazione Yixian ha offerto agli scienziati alcuni dei fossili meglio preservati mai trovati. I ricercatori hanno spesso paragonato il sito al disastro di Pompei, dove cenere e lapilli hanno immortalato la vita romana in un istante. Tuttavia, la formazione Yixian racconta una storia diversa. I fossili, infatti, sono stati trovati in posizioni che suggeriscono non una morte improvvisa ma una sepoltura lenta e graduale.
Secondo il team di MacLennan, la struttura dei sedimenti e la disposizione degli scheletri indicano che gli animali potrebbero essere rimasti intrappolati nelle loro tane, poi crollate a causa di eventi come forti piogge o l’arrivo di dinosauri di grandi dimensioni. Questo tipo di sepoltura naturale, sebbene meno drammatico di un’eruzione vulcanica, può essere altrettanto efficace nel preservare fossili. La decomposizione lenta, infatti, unita alla mancanza di ossigeno nelle tane crollate, ha permesso una straordinaria conservazione dei resti.
Una finestra su un’epoca geologica unica
I fossili ritrovati a Yixian appartengono al Cretaceo inferiore, un’epoca in cui la vita sulla Terra stava subendo trasformazioni profonde. Tra i reperti, spiccano dinosauri piumati, antichi mammiferi, rettili e piante, che testimoniano una biodiversità straordinaria. La formazione Yixian, con il suo ambiente preservato, rappresenta una finestra su un momento unico dell’evoluzione terrestre. La datazione precisa di questo periodo consente agli scienziati di capire meglio le dinamiche di questa fauna antica e di esplorare le relazioni ecologiche di un’epoca in cui mammiferi e dinosauri convivevano in un equilibrio delicato.
La fine di un mito e un nuovo approccio alla conservazione paleontologica
Con questo studio, decade l’immagine della “Pompei dei dinosauri”, ma si apre un capitolo altrettanto affascinante sulla conservazione dei fossili. La formazione Yixian non è il risultato di un singolo evento catastrofico, ma piuttosto di una serie di fenomeni naturali lenti e comuni. Questa nuova comprensione della conservazione paleontologica invita a riconsiderare altre formazioni nel mondo che potrebbero nascondere storie simili, sepolte non dalla violenza ma dal ritmo naturale della Terra.
La scoperta del team di MacLennan ridefinisce il modo in cui guardiamo alla conservazione dei fossili e suggerisce che molte delle teorie paleontologiche potrebbero beneficiare di tecnologie più precise e di un approccio scientifico più flessibile. Non è solo la storia dei dinosauri a cambiare, ma anche il nostro modo di interpretare le impronte del passato lasciate sulla Terra.