Dove nessuno osa vivere: Devon, l’isola che respinge la civiltà

Con una superficie che supera di oltre due volte quella della Sicilia, questa terra remota è un deserto polare caratterizzato da un ambiente estremo e inospitale. Montagne brulle, distese di ghiaccio e un clima rigido fanno dell’isola un simbolo di isolamento e resistenza, una testimonianza del fascino e della difficoltà dell’Artico
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Nell’Arcipelago Artico canadese, a 74° di latitudine, si trova l’Isola di Devon, la più grande isola disabitata del pianeta. Con una superficie che supera di oltre due volte quella della Sicilia, questa terra remota è un deserto polare caratterizzato da un ambiente estremo e inospitale. Montagne brulle, distese di ghiaccio e un clima rigido fanno dell’isola un simbolo di isolamento e resistenza, una testimonianza del fascino e della difficoltà dell’Artico.

Nonostante il suo ambiente ostile, l’isola è stata teatro di diversi tentativi di insediamento umano nel corso dei secoli. L’ultimo di questi risale al 1951, quando fu abbandonata definitivamente, ma la sua storia umana è molto più antica. Devon conserva infatti antichi siti Inuit, alcuni risalenti a 4.000 anni fa, che rivelano contatti culturali e commerciali con le colonie norrene e le rotte asiatiche. Questi luoghi offrono una preziosa finestra sul passato, testimoniando la capacità di adattamento delle popolazioni artiche in condizioni estreme.

Isola di Devon mappa

L’isola è legata anche a un celebre episodio della storia dell’esplorazione polare: la spedizione perduta di Franklin del 1845. Qui furono trovati i primi indizi sulla scomparsa dell’equipaggio, un evento che ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo e che continua ad attirare l’interesse degli storici.

Nel 1924, un nuovo capitolo si aprì con l’arrivo della Royal Canadian Mounted Police (RCMP), che stabilì un avamposto sull’isola. Con loro furono trasferiti 52 Inuit, sfollati forzatamente dalle loro terre. Questo insediamento, un simbolo delle politiche coloniali del tempo, resistette fino al 1951, quando fu definitivamente abbandonato.

Oggi, l’Isola di Devon non è solo una reliquia del passato, ma anche un laboratorio per il futuro. Le sue condizioni estreme hanno attirato l’attenzione della NASA e del Mars Institute, che la utilizzano per simulazioni di missioni marziane. Le analogie tra l’ambiente dell’isola e quello del pianeta rosso offrono una straordinaria opportunità per testare tecnologie e prepararsi all’esplorazione spaziale.

Isola di Devon, foto dal National Geographic

Nonostante la sua inaccessibilità, Devon è diventata anche una meta per avventurieri e appassionati di storia e natura. Le crociere che attraversano il Passaggio a Nord-Ovest offrono ai visitatori la possibilità di esplorare questo luogo unico, osservare la fauna selvatica e immergersi in un paesaggio che racconta millenni di storia umana e naturale.

L’Isola di Devon è un monumento alla resilienza, una testimonianza della complessa interazione tra l’uomo e l’ambiente artico. La sua storia, che intreccia esplorazione, scienza e sfide umane, continua a ispirare e affascinare, offrendo uno sguardo unico su uno degli angoli più remoti e inospitali del pianeta.

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