Disturbi psicologici nelle madri: un fattore di rischio per l’epilessia nei bambini

Lo studio ha evidenziato che il disagio psicologico materno di livello moderato, riscontrato dalla prima alla seconda metà della gravidanza, è associato a un aumento del rischio di epilessia
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Un recente studio giapponese ha messo in evidenza come un prolungato malessere psicologico nelle madri durante la gravidanza possa essere associato a un aumento dei tassi di diagnosi di epilessia nei bambini. La ricerca, condotta su oltre 97.000 bambini di età compresa tra 1 e 3 anni e guidata da Yuto Arai, neuroscienziato pediatrico alla Tottori University, è stata pubblicata su PLOS ONE.

La relazione tra il disagio psicologico materno e lo sviluppo dell’epilessia nella prole è un tema che, fino ad oggi, è stato poco approfondito. Per indagare questa connessione, i ricercatori hanno utilizzato i dati del Japan Environment and Children’s Study, uno studio di coorte nazionale. In particolare, hanno esaminato l’associazione tra il malessere psicologico materno e l’insorgenza di epilessia nei bambini, concentrandosi sui punteggi ottenuti dalle madri nella Kessler Psychological Distress Scale (K6).

La scala K6 è stata somministrata due volte alle partecipanti: una prima volta tra le 12,3 e le 18,9 settimane di gravidanza, e una seconda volta tra le 25,3 e le 30,1 settimane. Le madri sono state suddivise in sei gruppi in base ai punteggi ottenuti in questi due intervalli. I risultati hanno mostrato che il numero di bambini diagnosticati con epilessia all’età di 1, 2 e 3 anni era, rispettivamente, di 89 (0,1%), 129 (0,2%) e 149 (0,2%).

Lo studio ha evidenziato che il disagio psicologico materno di livello moderato, riscontrato dalla prima alla seconda metà della gravidanza, è associato a un aumento del rischio di epilessia nei bambini nei primi tre anni di vita. In risposta a questi risultati, gli autori sottolineano l’importanza di adottare misure volte a promuovere il benessere psicologico durante la gravidanza, come ad esempio la mindfulness, per migliorare la salute delle madri e prevenire possibili complicazioni nei bambini.

Va precisato che lo studio ha escluso 3.759 gravidanze con aborti spontanei o nati morti, nonché 2.819 casi in cui i dati della scala K6 erano mancanti per i due intervalli di gravidanza presi in esame dai ricercatori.

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