A Detroit, una giuria ha assegnato oltre 12 milioni di dollari a Lisa Domski, un’ex dipendente di Blue Cross Blue Shield del Michigan, licenziata dopo aver rifiutato di vaccinarsi contro il COVID-19 per motivi religiosi. La donna, che ha lavorato per oltre 30 anni presso l’azienda, ha dichiarato di aver subito discriminazione religiosa quando la compagnia assicurativa le ha negato un’esenzione dalla vaccinazione, nonostante il suo richiamo a convinzioni cattoliche. Gran parte del risarcimento, ben 10 milioni di dollari, è stato assegnato come danno punitivo nei confronti della Blue Cross, mentre il resto riguarda la perdita di guadagni (1,7 milioni) e danni non economici (1 milione di dollari).
Secondo l’avvocato di Domski, Jon Marko, la sua assistita lavorava interamente da remoto come specialista IT durante la pandemia, e al 75% da casa già prima del COVID-19, quindi non rappresentava un pericolo per i colleghi. Blue Cross Blue Shield, da parte sua, ha negato qualsiasi atto di discriminazione e, durante il processo, ha sostenuto che Domski non avrebbe dimostrato una reale convinzione religiosa. In una dichiarazione ufficiale, l’azienda ha espresso delusione per il verdetto e annunciato la possibilità di presentare appello: “rispettiamo il processo giuridico e ringraziamo la giuria, ma siamo insoddisfatti del risultato. Blue Cross sta valutando le sue opzioni legali per i prossimi passi”.