Ogni anno, nell’emisfero australe, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, lo strato di ozono terrestre sopra l’Antartide si assottiglia in modo critico, formando quello che gli scienziati chiamano “buco dell’ozono”. Questo processo, che ha implicazioni globali per la salute del pianeta e delle sue forme di vita, è strettamente legato alla presenza di sostanze chimiche di lunga durata introdotte decenni fa e che persistono nell’atmosfera. Nonostante gli sforzi di regolamentazione e l’adozione del Protocollo di Montreal del 1987, il fenomeno persiste, sviluppando ogni anno un ciclo stagionale associato alla specificità climatica e alla dinamica atmosferica dell’emisfero australe.
La genesi stagionale del buco dell’ozono e il suo ciclo
Il buco dell’ozono raggiunge il picco tra il 7 settembre e il 13 ottobre di ogni anno. Si tratta di una voragine temporanea nello strato di ozono, con dimensioni variabili da anno a anno. Le immagini satellitari del 2024 hanno mostrato che la sua estensione media ha raggiunto circa 8 milioni di miglia quadrate (20 milioni di chilometri quadrati), facendone il settimo buco dell’ozono più piccolo mai registrato dall’inizio delle regolamentazioni contro le sostanze chimiche dannose, negli anni ’90. Questa riduzione è motivo di ottimismo tra gli scienziati, che vedono segnali positivi di ripresa nella capacità dell’atmosfera di trattenere e rigenerare lo strato di ozono.
La formazione del buco è causata principalmente dai clorofluorocarburi (CFC) e da altre sostanze chimiche contenenti cloro e bromo, originariamente impiegate come refrigeranti, agenti propellenti e nella produzione di schiume industriali. Quando queste sostanze chimiche vengono rilasciate nell’atmosfera, migrano lentamente verso l’alto e si accumulano nella stratosfera. Qui, in presenza di condizioni climatiche rigide tipiche della primavera australe, le reazioni chimiche attivate dai raggi solari scindono queste molecole, liberando atomi di cloro e bromo. Questi elementi interagiscono con l’ozono (O₃), rompendone la struttura molecolare e riducendo lo strato di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni ultraviolette nocive.
Evoluzione del buco dell’ozono nel 2024: una sequenza inedita
Le immagini satellitari rivelano una sequenza dettagliata del ciclo annuale del buco dell’ozono per il 2024. All’inizio di luglio, la quantità di ozono sopra l’Antartide era relativamente alta, e le piccole aree di riduzione dell’ozono che apparivano venivano rapidamente riassorbite grazie alla circolazione atmosferica. Tuttavia, a metà agosto, si è osservata una minore mescolanza di aria ricca di ozono dalle latitudini più alte. L’aria stratosferica sopra l’Antartide diviene sempre più isolata, e compaiono le prime aree di assottigliamento stabile dello strato di ozono.
Alla fine di agosto, i livelli di ozono nell’intera area antartica si sono drasticamente ridotti e si osserva poco o nessun ricambio con aria proveniente da latitudini più alte. Questo isolamento atmosferico è causato dal vortice polare dell’emisfero australe, un fenomeno meteorologico che agisce come una barriera alla miscelazione dell’aria. Gli scienziati hanno già trattato questa connessione tra vortice polare e buco dell’ozono nella copertura del 2019, ma l’evoluzione di quest’anno offre ulteriori spunti di riflessione e monitoraggio. Nel mese di settembre, il buco si consolida in un’unica vasta area a causa dell’azione dei venti occidentali della stratosfera, che ne regolano la rotazione e ne determinano l’espansione. Durante questo periodo, l’area interessata dal fenomeno sovrasta l’intero continente antartico e una vasta porzione dell’Oceano Antartico, raggiungendo una profondità che ne amplifica ulteriormente le dimensioni.
Ottobre: una lenta ma decisa ripresa
Con l’avanzare del mese di ottobre, il cambio di stagione e il conseguente riscaldamento dell’atmosfera portano all’indebolimento del vortice polare. Questo indebolimento consente all’aria arricchita di ozono, proveniente da latitudini più elevate, di penetrare nell’area, contribuendo alla riduzione del buco. Le osservazioni indicano che la chiusura completa del buco dell’ozono, che può richiedere fino a dicembre, è un fenomeno critico: solo quando il vortice si dissolve completamente, si crea una mescolanza stabile nell’atmosfera.
Dal 2000 al 2023, i dati indicano che la media stagionale del buco dell’ozono tende a dissiparsi entro la metà di dicembre, anche se le tempistiche esatte possono variare in base a fattori climatici e meteorologici annuali. Tuttavia, il processo di riduzione dello strato di ozono causato dai CFC e da altre sostanze è di lunga durata, e gli effetti sono destinati a perdurare per decenni.
La lunga strada verso la guarigione dell’ozonosfera
Nonostante i risultati incoraggianti del 2024, gli scienziati sottolineano che il percorso verso la guarigione definitiva dello strato di ozono è ancora lungo. Sebbene la regolamentazione delle sostanze chimiche che danneggiano l’ozono abbia ridotto significativamente la loro presenza nell’atmosfera, la loro lunga durata impone una continua vigilanza. Si stima che potrebbero essere necessari decenni, se non secoli, prima che le concentrazioni di cloro e bromo nella stratosfera si riducano al punto da non avere più effetti significativi sullo strato di ozono.
Il buco dell’ozono resta uno dei principali indicatori della salute atmosferica globale e delle conseguenze a lungo termine delle attività umane sull’ambiente. La tutela dell’ozonosfera è essenziale per preservare l’equilibrio degli ecosistemi e proteggere tutte le forme di vita dai danni delle radiazioni ultraviolette. Gli sforzi della comunità internazionale, dalle politiche di riduzione delle emissioni alla ricerca di soluzioni alternative e sostenibili, rappresentano un faro di speranza per la salvaguardia del pianeta.