“Il livello dell’acqua è ancora alto, ieri notte i sommozzatori hanno provato ad entrare per una prima ispezione. Ma c’era ancora un metro e mezzo di melma che impediva la visibilità. Ci vorrà più tempo per drenarla via, ci riproveranno stanotte“. Queste sono le parole del tenente dell’Ume, portavoce dell’unità di emergenza dell’esercito, che esprime la frustrazione per la complessità dei lavori di recupero dei dispersi nei parcheggi interrati dei centri commerciali, in particolare nel noto parcheggio del Bonaire, situato alle porte di Valencia e pubblicizzato come il più grande d’Europa, come riportato dall’inviata Paola Del Vecchio dell’ANSA.
Da mercoledì scorso, le idrovore sono al lavoro per pompare via i 200 milioni di litri d’acqua che hanno trasformato il livello -1 del parking, esteso su 2000 metri quadri e dotato di 1.800 posti auto, in un gigantesco cimitero. Sono stati estratti i primi strati di fango, ma una nuova ispezione effettuata questa mattina dai sub, utilizzando lance e kayak, non ha consentito di identificare il numero di veicoli parcheggiati né eventuali vittime intrappolate all’interno.
Potrebbero esserci intere famiglie sorprese dalla morte mentre cercavano di mettersi in salvo. Ieri notte, sono giunti anche i soldati della brigata di esplorazione delle fogne: “Finora non siamo riusciti ad accedere, stiamo ancora aspirando la melma con le macchine pesanti“, afferma il tenente David Escribano, che non fornisce stime sulle possibili vittime.
Il silenzio che avvolge l’area, grande quanto due stadi di calcio e coperta di fango, è pesante, così come l’attesa per l’orrore che sta per venire. Sara Garcia, una studentessa di 24 anni di Valencia, che si paga gli studi lavorando saltuariamente al McDonald’s accanto al parcheggio, racconta: “Martedì, quando nel tardo pomeriggio è cominciato a piovere, è stato chiuso l’accesso nord del parcheggio in superficie da dove cominciava a venire giù un fiume d’acqua per indirizzare le persone verso quello sud. Ma poi è mancata la luce ed è stato il caos. Qualcuno è riuscito a recuperare l’auto e ad allontanarsi. Altri sono rimasti bloccati. Molti si sono rifugiati nel cinema multisala, dove hanno passato la notte“.
Nella zona di Aldaia, gli allagamenti sono un problema ricorrente, anche in assenza di pioggia, poiché provocati dai torrenti interni che si ingrossano e confluiscono verso il fiume Turia. “La gente è arrabbiata, è indignata, si sente abbandonata di fronte alla tragedia, che è immensa. Ci sarà tempo di accertare le responsabilità. Ora è il tempo di recuperare le vittime dai parcheggi e ripulire le strade. Non abbiamo altra scelta che andare avanti“, afferma Guillermo Lujan, il sindaco di Aldaia. La sua comunità, composta da 31.000 abitanti a 10 km a sud di Valencia, ha già contato almeno sei morti, ma il numero delle persone scomparse è significativamente più alto.
Invece, il vero orrore è emerso nel parcheggio del supermercato Consum a Benetusser, condiviso con vari condomini adiacenti. Dopo aver drenato 2,4 milioni di litri di acqua e fango, sono stati recuperati i corpi di almeno due persone, individuate già nelle prime ispezioni. Uno di questi giaceva galleggiante su una rampa del parking. Anche qui, l’Ume non fornisce informazioni sul numero di dispersi, ma secondo i residenti degli edifici potrebbe trattarsi di una ventina.
Mentre molti residenti denunciano la scomparsa dei propri cari, l’arrivo di una nuova allerta rossa per piogge torrenziali ha innescato il panico tra gli abitanti della cintura sud. Solo poche ore dopo che sulla spiaggia di Pedralba, alla foce del Turia, erano stati recuperati i corpi di tre persone, una coppia di inglesi e uno spagnolo. “Li abbiamo ritrovati grazie all’aiuto dei volontari“, afferma il sindaco Andoni Leon, sottolineando che ci sono ancora due persone scomparse nel suo comune di 3.000 abitanti, non ancora raggiunto dall’esercito.
Per tutta la giornata, la guardia civile ha perlustrato le spiagge di El Saler e Pinedo con droni e unità di terra, alla ricerca di corpi fra i detriti e i tronchi d’albero trascinati alla foce del torrente Poyo.