Un recente rapporto di Oxfam ha posto in evidenza un aspetto cruciale e spesso trascurato della crisi climatica: il ruolo sproporzionato che i più ricchi del mondo svolgono nel generare emissioni di CO². A partire dall’uso massiccio di jet privati fino alla concentrazione della ricchezza, l’analisi mette in luce la disparità nell’impatto ambientale e le conseguenze globali che ne derivano.
I jet privati di miliardari come Elon Musk e Jeff Bezos sono emblematici di questa sproporzione. Questi aerei emettono quantità di CO² in pochi minuti che una persona media produrrebbe nell’arco di tutta la sua vita. I dati sono impressionanti: i due jet di Musk generano annualmente circa 5.497 tonnellate di CO², mentre quelli di Bezos ne emettono 2.908 tonnellate. Se si considera la flotta di jet privati appartenenti a 23 miliardari analizzati nel rapporto, la media è di 2.074 tonnellate di CO² per jet all’anno. Questo livello di emissioni è paragonabile a quello di 26 persone appartenenti alla metà più povera del mondo, dimostrando quanto l’élite economica contribuisca in maniera sproporzionata al cambiamento climatico.
Questa disparità si manifesta anche su scala globale, con il 10% più ricco della popolazione mondiale responsabile di metà delle emissioni globali. L’1% più ricco da solo produce il 16% delle emissioni totali, mentre la metà più povera della popolazione mondiale contribuisce solo per l’8%. Questo squilibrio non è solo una questione di numeri, ma ha conseguenze economiche devastanti. Secondo il rapporto, le emissioni del 10% più ricco tra il 1990 e il 2023 hanno determinato un calo della produzione economica globale stimato in 8,6 trilioni di dollari, colpendo in modo più grave i paesi a basso e medio reddito.
La situazione è ancora più drammatica quando si analizzano i danni accumulati dai paesi più vulnerabili. Dal 1990 al 2023, le emissioni dell’1% più ricco hanno causato perdite economiche nei paesi a basso e medio reddito che superano di tre volte i finanziamenti climatici forniti dai paesi sviluppati nello stesso periodo. Questo squilibrio non solo perpetua le disuguaglianze economiche globali, ma complica anche la capacità delle nazioni più povere di affrontare le sfide climatiche e investire in soluzioni sostenibili.
Di fronte a questa situazione, gli esperti avvertono che è indispensabile un cambio di rotta. Per mantenere l’aumento della temperatura globale sotto la soglia critica di 1,5°C, le emissioni dell’1% più ricco devono ridursi del 97% entro il 2030. Tuttavia, il raggiungimento di questo obiettivo richiede interventi mirati e politiche incisive. Tra le proposte avanzate, si evidenzia l’introduzione di imposte progressive sul reddito e sul patrimonio per i più ricchi. Una tassa del 60% sui redditi dell’1% più ricco, ad esempio, potrebbe ridurre le emissioni in misura equivalente a quelle totali del Regno Unito nel 2019.
Questi interventi non solo favorirebbero una riduzione delle emissioni, ma contribuirebbero anche a riequilibrare le disuguaglianze economiche che aggravano ulteriormente la crisi climatica. Affrontare questa disparità è essenziale per contrastare efficacemente il cambiamento climatico, proteggere i paesi più vulnerabili e garantire una transizione equa verso un futuro sostenibile.