Con la vittoria ormai in pugno, Donald Trump è il 47° presidente degli Stati Uniti. L’ex presidente ha rivendicato una “magnifica vittoria” definendo questo nuovo mandato come l’inizio di una nuova “età dell’oro” per l’America. Con una presidenza Trump, si prospettano forti impatti sulle politiche energetiche, climatiche e spaziali degli Stati Uniti, e possibili ripercussioni internazionali significative, soprattutto per l’Europa e il settore aerospaziale americano. Comincerà a lavorare da gennaio 2025 ma già si teme per il futuro dell’energia, in particolare di quella rinnovabile.
Energia: addio agli incentivi per le rinnovabili?
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca mette in discussione l’Inflation Reduction Act (IRA), la legge sul clima di Joe Biden che ha attirato quasi 450 miliardi di dollari di investimenti privati nel settore energetico. Uno degli obiettivi dichiarati di Trump è infatti abolire l’IRA, che promuove le energie rinnovabili tramite agevolazioni fiscali. La società di consulenza BloombergNEF ha stimato che una simile mossa comporterebbe una diminuzione del 17% della nuova capacità energetica rinnovabile prevista entro il 2035, con il settore eolico offshore come principale vittima di questi tagli (-45%).
Trump ha ribadito la sua opposizione alle energie pulite e, durante un recente discorso, ha sottolineato che intende promuovere l’indipendenza energetica americana attraverso l’espansione dell’industria dei combustibili fossili. Questo cambio di rotta solleva dubbi sulla transizione energetica americana e potrebbe minare gli obiettivi globali di riduzione delle emissioni.
Clima: un possibile ritorno al passato
La presidenza di Donald Trump potrebbe causare un ulteriore distacco degli Stati Uniti dagli accordi internazionali sul clima. Durante il suo primo mandato, Trump aveva ritirato il Paese dall’Accordo di Parigi, provocando tensioni con l’Unione Europea e altre potenze globali. Sebbene Biden abbia successivamente riportato gli Stati Uniti all’interno dell’accordo, la rielezione di Trump lascia presagire una nuova uscita dagli impegni internazionali sulla decarbonizzazione, aumentando il rischio di scontri diplomatici con le nazioni che stanno puntando a un’economia verde.
L’Unione Europea, in particolare, potrebbe ritrovarsi costretta a considerare misure più rigide per rispettare i propri target climatici, aumentando la pressione sui settori industriali europei già colpiti dalla crisi energetica. La divergenza tra le politiche climatiche statunitensi e quelle europee rischia di mettere a dura prova le relazioni transatlantiche, influenzando non solo le strategie energetiche ma anche gli scambi commerciali.
Politiche estere e alleanze: impatto su NATO ed Europa
Le posizioni di Trump sulla NATO e sugli alleati europei sono note per la loro critica verso il sostegno americano alla sicurezza europea. Un secondo mandato di Trump potrebbe portare a una riduzione dell’impegno statunitense nella NATO, spingendo i Paesi europei a investire più risorse nella propria difesa e a rafforzare le loro capacità di deterrenza. Per l’Europa, la riduzione del supporto americano potrebbe segnare un momento di svolta nella definizione di una politica di difesa autonoma, costringendo le nazioni europee a rafforzare la loro capacità di reazione, soprattutto in relazione alle minacce provenienti dalla Russia.
In politica estera, l’approccio isolazionista e transazionale di Trump potrebbe comportare la rinegoziazione di accordi commerciali con i Paesi europei. Paesi come Germania e Francia, che hanno stretti legami economici con gli Stati Uniti, potrebbero subire conseguenze significative, già duramente provate dalla pandemia e dalla crisi energetica.
Il presidente Trump e il ruolo di Elon Musk
Elon Musk, CEO di SpaceX e Tesla, potrebbe emergere come uno dei principali beneficiari del secondo mandato di Trump. Secondo NBC News, il fondatore di SpaceX è già fortemente coinvolto nella campagna elettorale di Trump, con investimenti diretti e una forte presenza mediatica a sostegno del candidato repubblicano. Musk ha dichiarato di voler aiutare il governo a ridurre la burocrazia e le regolamentazioni, proponendosi come “zar dell’efficienza governativa” nella nuova amministrazione Trump.
Musk, che ha già spostato il quartier generale del suo Super PAC in Pennsylvania per supportare la campagna elettorale di Trump, potrebbe trarre enormi vantaggi dal nuovo contesto politico: meno regolamentazioni ambientali e accesso più diretto ai contratti federali per il settore spaziale, di cui SpaceX è leader. Tuttavia, la posizione di Musk solleva anche preoccupazioni per potenziali conflitti di interesse, considerato il peso di SpaceX nei programmi spaziali e di difesa statunitensi e la dipendenza di Tesla dal mercato cinese.
Un cambiamento nelle dinamiche globali
L’elezione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti promette di portare cambiamenti significativi nel panorama internazionale e nelle politiche interne, soprattutto in termini di energia, clima e relazioni spaziali. Le sue posizioni potrebbero accelerare un cambiamento delle dinamiche globali, spingendo l’Europa verso una maggiore indipendenza strategica e segnando un’inversione di tendenza nella lotta al cambiamento climatico e nella transizione verso energie pulite.
Con Elon Musk che appare sempre più come un partner chiave della nuova amministrazione, la collaborazione tra settore privato e governo potrebbe ridefinire il futuro del programma spaziale americano e delle politiche industriali. I prossimi anni saranno cruciali per valutare l’efficacia e le conseguenze di queste scelte, sia sul piano nazionale che internazionale.