Il Vietnam punta a rilanciare il suo programma nucleare per soddisfare il crescente fabbisogno energetico. Lo ha annunciato il governo, dopo aver abbandonato nel 2016 due progetti di centrali nucleari ritenuti troppo costosi. Il primo ministro Pham Minh Chinh, parlando all’Assemblea nazionale di Hanoi, ha riferito che il suo governo ha chiesto il rilancio del programma nucleare per soddisfare il fabbisogno energetico in vista di uno “sviluppo socio-economico rapido e sostenibile nel lungo termine. Se puntiamo a costruire uno scenario di crescita economica a due cifre, il fabbisogno energetico aumenterà” del 150%, ha sottolineato. Nella rapida industrializzazione e con una popolazione di 100 milioni di abitanti, l’economia del Vietnam dipende principalmente dal carbone e dall’energia idroelettrica per alimentare la sua crescita.
Nonostante questa dipendenza dai combustibili fossili, il Paese si è impegnato a raggiungere la neutralità netta delle emissioni di carbonio entro il 2050, con il sostegno del Partenariato per giustamente una transizione energetica, nell’ambito del quale i Paesi ricchi aiutano quelli in via di sviluppo a passare più rapidamente all’energia considerata pulita. Alla fine del 2016, il Vietnam ha abbandonato due progetti di centrali nucleari che, secondo le tempi dell’epoca, sarebbero costati diversi miliardi di dollari, adducendo ragioni ambientali e finanziarie. Questi due siti dovrebbero essere i primi nel sud-est asiatico, ma sono stati interrotti dopo che le tempistiche dei costi sono raddoppiati a 18 miliardi di dollari.
I progetti
I due progetti di centrali nella provincia centrale di Ninh Thuan, con una capacità combinata di 4.000 megawatt, dovevano essere sviluppati con l’aiuto della società statale russa Rosatom e del consorzio giapponese JINED. “Il progetto è stato sospeso non per motivi tecnologici, ma a causa dell’attuale situazione economica del Paese”, aveva dichiarato all’epoca il governo.