Un fondo per la Protezione Civile: al via la pianificazione delle grandi e medie opere 

Il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci ha parlato di un fondo da 1,5 miliardi
MeteoWeb

“Dal 2027 sarà finalmente attivo un fondo, da 1,5 miliardi, che abbiamo sempre cercato negli anni passati e senza mai trovarlo, per la Protezione civile, per la prevenzione e per la ricostruzione. Avere questo fondo da 1,5 miliardi nel 2027 ci permette ora di programmare le grandi e medie opere. Opere per cui redigere i progetti a volte non bastano due anni”. Lo ha detto il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci intervenendo in videocollegamento all’incontro ‘La spinta del mare’, forum del Gruppo Sae sulla blue economy organizzata dal Gruppo Sae oggi a Livorno. “Con una situazione, non dico francescana ma di grande sobrietà” sul bilancio, ha aggiunto, “abbiamo il dovere di stringere la cinghia per due anni, 2025 e 2026, e poi ottenere dall’Ue il disco verde per attuare gli investimenti a cui tutti teniamo perché sono interventi essenziali”.

Musumeci ha spiegato che “intanto, dove il progetto è pronto, esecutivo, utilizziamo le risorse in giro. Ci sono, mi dicono i miei uffici, circa 3-4 miliardi di euro, risorse già stanziate , programmate ma mai diventati cantieri. Una volta ottenuta questa dotazione di progetti nel 2027 potremo finalmente pianificare la messa in sicurezza del territorio che richiederà non meno di 20 anni. Esorto le Regioni ad utilizzare intanto anche i soldi che trasmette il ministero dell’Ambiente, ad esempio, e usare i plafond che ricevono contro il dissesto”.

Il cambiamento climatico

“Noi non cambiamo idea, siamo convinti che il cambiamento climatico sia una realtà, non ci addentriamo sul terreno per capire se sia tutta o in parte colpa dell’uomo, è un dibattito che lasciamo alla comunità scientifica. Non è vero che non ci siano mai state le alluvioni o le bombe d’acqua, ma oggi sono molte più frequenti, perché il contesto climatico è cambiato, ma guai a fare del cambiamento climatico un alibi per giustificare la mancata prevenzione che purtroppo nel dopoguerra è stata assai carente in tutta Italia, e ora ce ne rendiamo conto”, conclude.

Condividi