Nel corso del 2023, i cosiddetti “pozzi di carbonio” globali, ovvero le foreste, i suoli e la vegetazione della Terra, che tradizionalmente assorbono la CO₂, hanno subito un drastico declino. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla National Science Review da un team di ricerca internazionale. Attraverso l’utilizzo di modelli dinamici della vegetazione globale, misurazioni satellitari e emulatori di modelli oceanici, lo studio ha fornito un quadro delle emissioni di carbonio per il 2023, individuando un indebolimento senza precedenti dei pozzi di carbonio terrestri.
L’assorbimento di CO₂ della Terra
“Nel 2023 l’accumulo di CO₂ nell’atmosfera è molto elevato e questo si traduce in un assorbimento molto, molto basso da parte della biosfera terrestre“, ha affermato Philippe Ciais, ricercatore presso il Laboratorio francese di scienze del clima e dell’ambiente, nonché coautore dell’articolo. Ciais ha aggiunto che, nell’emisfero settentrionale, che rappresenta più della metà dell’assorbimento globale di CO₂, si è assistito a un trend di declino nell’assorbimento per otto anni consecutivi. “Non c’è una buona ragione per credere che la situazione andrà a migliorare“, ha dichiarato, esprimendo preoccupazione per l’andamento futuro.
Il calo osservato è stato legato a fattori quali il caldo estremo, gli incendi boschivi e un El Niño moderato. Nonostante ciò, sebbene il bilancio dell’assorbimento terrestre sia stato negativo, quello oceanico ha registrato un leggero aumento, principalmente grazie all’effetto di El Niño, che ha permesso un miglior assorbimento delle emissioni di CO₂ nell’Oceano Pacifico.
Tuttavia, la rapida riduzione del pozzo di carbonio terrestre solleva gravi preoccupazioni per la futura stabilità climatica. I modelli climatici, infatti, potrebbero non essere pienamente in grado di prevedere tali cambiamenti improvvisi nell’assorbimento di CO₂. I risultati dello studio evidenziano quanto sia cruciale rafforzare gli sforzi globali di sequestro del carbonio, e gli autori chiedono misure urgenti per proteggere e migliorare i pozzi di carbonio, affiancandole a significative riduzioni delle emissioni di combustibili fossili. “Questi sforzi sono fondamentali per evitare un’ulteriore destabilizzazione del sistema climatico“, concludono gli autori dello studio.