Il permafrost artico rappresenta uno dei principali serbatoi di carbonio del pianeta, contenendo circa 1.700 miliardi di tonnellate di materiale organico congelato. Tuttavia, il riscaldamento globale di origine antropogenica sta rapidamente minacciando la stabilità di questa immensa riserva, con il rischio di rilasciare quantità significative di carbonio nell’atmosfera. Questo processo, noto come feedback del carbonio del permafrost, potrebbe amplificare ulteriormente il cambiamento climatico, sebbene molti aspetti di questa dinamica rimangano incerti.
Uno degli elementi più critici è il fenomeno dello scongelamento brusco, che può liberare carbonio immagazzinato da millenni in tempi estremamente rapidi, da pochi giorni a qualche anno. Questo carbonio, sequestrato in profondi sedimenti come quelli di Yedoma, viene rilasciato principalmente sotto forma di anidride carbonica (CO₂), ma condizioni di scarsità di ossigeno nei suoli scongelati potrebbero favorire un aumento delle emissioni di metano (CH₄). Quest’ultimo, sebbene meno abbondante, ha un potenziale di riscaldamento globale molto più elevato rispetto alla CO₂, amplificando il suo impatto sul clima.
Un ulteriore fattore destabilizzante è rappresentato dagli incendi artici, la cui frequenza sta aumentando in risposta alle temperature più elevate e ai cambiamenti climatici. Questi eventi contribuiscono a mobilitare grandi quantità di carbonio organico, generando flussi imprevedibili di gas serra nell’atmosfera e accelerando il degrado del permafrost.
Per affrontare questa minaccia globale, è essenziale rafforzare il monitoraggio del permafrost attraverso tecnologie avanzate. Le osservazioni in situ, integrate da rilevamenti aerei e satellitari, stanno offrendo nuove prospettive sulla portata e la rapidità del rilascio di carbonio. Questi dati sono fondamentali per migliorare i modelli previsionali e comprendere se l’Artico diventerà in futuro una fonte netta di carbonio o un pozzo in grado di mitigare il cambiamento climatico.
Il rilascio di carbonio dal permafrost artico non è solo una questione locale, ma un rischio globale che richiede un’attenzione urgente e una collaborazione internazionale per prevenire ulteriori impatti sul sistema terrestre.