Negli ultimi due decenni, gli Stati Uniti occidentali (WUS) hanno vissuto una crisi idrica senza precedenti, caratterizzata da siccità prolungate e gravi deficit di precipitazioni. Un nuovo studio condotto dall’University of California – Los Angeles e pubblicato sulla rivista Science Advances chiarisce che queste condizioni estreme sono principalmente dovute al cambiamento climatico indotto dall’uomo.
Un’analisi innovativa
Fino ad oggi, la maggior parte delle ricerche che hanno esaminato le cause della siccità negli Stati Uniti occidentali si sono basate su modelli climatici, i quali presentano limitazioni nella simulazione accurata dei climi regionali. Per colmare questa lacuna, gli autori del nuovo studio hanno sviluppato un approccio osservativo per quantificare in modo più realistico i ruoli della variabilità naturale e del riscaldamento antropogenico.
L’analisi ha utilizzato dati osservativi che vanno dal 1940 a oggi e ha rivelato che la gravità e la copertura della siccità nella WUS sono state principalmente guidate da deficit di precipitazioni fino a circa l’anno 2000. Tuttavia, dopo questo periodo, il principale motore della siccità è diventato l’aumento delle temperature causato dall’uomo e la conseguente elevata evaporazione delle acque.
I risultati dello studio
Gli autori hanno ulteriormente analizzato il periodo di siccità intenso nella WUS dal 2020 al 2022, scoprendo che le alte temperature hanno contribuito per il 61% alla gravità della siccità, mentre il deficit di precipitazioni ha contribuito solo per il 39%. Questo cambiamento nei fattori che influenzano la siccità è allarmante e suggerisce che le attuali pratiche economiche e ambientali stanno avendo un impatto significativo sul clima.
Se l’attuale scenario economico, caratterizzato da un’elevata intensità energetica e alimentato dai combustibili fossili, dovesse continuare, gli autori sostengono che siccità precedentemente rare, come quella del 2020-2022, potrebbero diventare eventi più comuni. Infatti, si stima che tali eventi, che in passato si sarebbero presentati una volta ogni mille anni, potrebbero ora verificarsi ogni circa 60 anni entro la metà del XXI secolo e ogni 6 anni entro la fine del XXI secolo.
La crescente frequenza e gravità della siccità hanno già avuto impatti devastanti su agricoltura, ecosistemi e comunità nelle regioni colpite. La diminuzione delle risorse idriche influisce sulla disponibilità di cibo e ha ripercussioni sul benessere economico e sociale degli abitanti.
Inoltre, la comunità scientifica ci mette in guardia: è fondamentale agire ora per mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi alle nuove realtà. La transizione verso fonti energetiche rinnovabili e pratiche sostenibili è essenziale per ridurre l’impatto umano sul clima.