Venticinque Paesi, per lo più ricchi, hanno sottoscritto un impegno alla Cop29 per non aprire mai più centrali elettriche a carbone, nella speranza di spingere anche altri Stati verso l’abbandono di questa fonte energetica. Tra i firmatari figurano il Regno Unito, che ha recentemente chiuso la sua ultima centrale a carbone, il Canada, la Francia, la Germania e l’Australia, uno dei principali produttori mondiali di carbone. L’accordo è stato siglato durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si è svolta in Azerbaigian. Tuttavia, alcuni dei principali emettitori di CO₂, come la Cina, l’India e gli Stati Uniti, non hanno aderito a questa iniziativa.
L’Italia, già annunciando nel corso del G7 di Venaria la chiusura delle proprie centrali a carbone entro il 2025, ha previsto una proroga fino al 2028 per la Sardegna. I Paesi firmatari dell’impegno hanno promesso di non includere nelle loro future politiche climatiche nuove centrali a carbone, a meno che non siano dotate di tecnologia per la cattura della CO₂. È importante sottolineare, però, che l’impegno non implica il divieto di estrarre o esportare carbone.
Il carbone, infatti, quando bruciato, emette una quantità di CO2 superiore rispetto al petrolio e al gas, e il suo utilizzo continua a crescere globalmente. Wopke Hoekstra, responsabile della Commissione europea per il clima, ha dichiarato: “L’impegno ad avviare la transizione dai combustibili fossili deve tradursi in azioni concrete sul campo”. A conferma di questa posizione, anche Ed Miliband, segretario britannico all’Energia, ha sottolineato la necessità di fermare i nuovi progetti legati al carbone, aggiungendo che “i nuovi progetti di carbone devono essere fermati”.
La firma dell’Australia, il cui governo laburista, in carica dal 2022, si è dimostrato particolarmente ambizioso in materia di cambiamento climatico, è stata accolta positivamente dalle ONG. “La porta del carbone è stata chiusa. Ora dobbiamo chiuderla”, ha dichiarato Erin Ryan, rappresentante della sezione australiana del Climate Action Network, durante l’evento a Baku.
Tra gli altri Paesi che hanno aderito all’impegno, ci sono Angola, Uganda ed Etiopia, che si sono uniti all’alleanza “Powering Past Coal“.