Il matrimonio salva dalla depressione, ecco perché i single sono più a rischio: lo studio

La ricerca suggerisce che la solitudine e la perdita di un partner possano avere un impatto psicologico particolarmente severo, aggravando la vulnerabilità alla depressione
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Una ricerca pubblicata su Nature Human Behaviour esplora come il matrimonio possa influire sul rischio di depressione. Analizzando i dati di oltre 100.000 persone in sette paesi, emerge che gli individui non sposati, in particolare uomini e persone con un’istruzione più alta, corrono un rischio maggiore di sviluppare sintomi depressivi. Questo studio suggerisce una stretta relazione tra stato civile, cultura e salute mentale.

Il peso crescente della depressione come emergenza sanitaria globale

La depressione, riconosciuta ormai come una delle principali cause di disabilità nel mondo, colpisce più di 264 milioni di persone a livello globale e costituisce una sfida di salute pubblica per tutte le nazioni. Oltre al suo impatto debilitante sulla qualità della vita, la depressione rappresenta un costo significativo in termini di perdita di produttività e richieste di assistenza sanitaria. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che il costo globale della depressione e dei disturbi mentali associati superi i mille miliardi di dollari annui.

Nella lotta contro questa patologia, la ricerca scientifica ha indicato diversi fattori di rischio associati allo sviluppo della depressione, come la genetica, l’ambiente, le esperienze traumatiche e l’isolamento sociale. Il matrimonio e le relazioni interpersonali, in particolare, sono stati spesso considerati una potenziale protezione, sebbene la maggior parte degli studi si sia concentrata su paesi occidentali, lasciando irrisolta la questione di quanto questi effetti siano universali o culturalmente specifici.

Un’analisi globale sulla depressione

Nel tentativo di fornire una comprensione più ampia della relazione tra stato civile e depressione, Kefeng Li e il suo team hanno raccolto dati di 106.556 persone provenienti da sette paesi rappresentativi: Stati Uniti, Regno Unito, Messico, Irlanda, Corea del Sud, Cina e Indonesia. Questi paesi sono stati selezionati per la loro diversità culturale e socioeconomica, offrendo una prospettiva globale sulla connessione tra matrimonio e salute mentale. Lo studio ha incluso un follow-up per un sottogruppo di 20.865 persone, permettendo di monitorare i cambiamenti nel rischio di depressione in base all’evoluzione dello stato civile su un periodo di 4-18 anni.

Non essere sposati aumenta il rischio di depressione

Dall’analisi dei dati, è emerso che le persone non sposate presentano un rischio del 79% più alto di sviluppare sintomi depressivi rispetto alle persone sposate. Tuttavia, la probabilità di depressione aumenta ulteriormente in alcune specifiche condizioni di stato civile. Le persone divorziate o separate mostrano un rischio di depressione superiore del 99% rispetto agli individui sposati, mentre per i vedovi, l’aumento del rischio si attesta al 64%.

Questa tendenza suggerisce che la solitudine e la perdita di un partner possano avere un impatto psicologico particolarmente severo, aggravando la vulnerabilità alla depressione. È interessante notare come la variazione dei tassi di depressione sia anche influenzata dal contesto culturale. Nei paesi occidentali (Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda), il rischio di depressione tra i non sposati è significativamente più alto rispetto ai paesi orientali (Corea del Sud, Cina, Indonesia). Ciò potrebbe riflettere il peso che il matrimonio e le strutture familiari hanno in diverse culture, dove il matrimonio è visto non solo come un’unione emotiva, ma anche come una struttura di supporto sociale ed economico.

Differenze di genere: perché gli uomini non sposati sono più vulnerabili?

Uno dei risultati più rilevanti di questo studio riguarda le differenze di genere: gli uomini non sposati mostrano un rischio di depressione maggiore rispetto alle donne non sposate. Questa disparità può essere attribuita a diversi fattori, sia biologici sia sociali. Studi precedenti hanno indicato che le donne tendono a creare e mantenere reti sociali di supporto più ampie rispetto agli uomini, che invece spesso fanno affidamento sul partner come principale fonte di sostegno emotivo. Pertanto, la mancanza di un coniuge può incidere maggiormente sul benessere psicologico maschile.

Inoltre, le norme culturali spesso scoraggiano gli uomini dall’esprimere apertamente i propri problemi emotivi e, di conseguenza, tendono a non cercare aiuto o sostegno psicologico. Il risultato è che, in assenza di un partner, gli uomini potrebbero accumulare un maggiore livello di stress e ansia, aumentando così la loro vulnerabilità alla depressione. Questo dato ha importanti implicazioni, suggerendo che i programmi di salute mentale dovrebbero tenere conto delle esigenze specifiche dei singoli gruppi demografici.

L’istruzione come fattore di rischio: quando l’elevata scolarizzazione aumenta la vulnerabilità

Un aspetto peculiare emerso dallo studio è il maggiore rischio di depressione osservato tra gli individui non sposati con un livello di istruzione superiore. A prima vista, questo dato potrebbe sembrare sorprendente, considerando che un’istruzione più elevata è spesso associata a migliori risorse economiche e una maggiore stabilità lavorativa. Tuttavia, la ricerca suggerisce che le persone con alti livelli di istruzione possono affrontare pressioni e aspettative sociali più elevate, che potrebbero accentuare il senso di solitudine e isolamento in assenza di un partner. In altre parole, l’accesso a un’istruzione superiore può sì offrire maggiori opportunità professionali, ma al contempo espone a sfide emotive e sociali che, in assenza di una rete di supporto familiare, possono accentuare la predisposizione alla depressione.

Questa scoperta evidenzia come, al di là dei vantaggi materiali, la salute mentale sia influenzata anche da fattori psicologici e sociali complessi, sottolineando la necessità di un approccio più olistico e personalizzato alla salute pubblica.

Perché il matrimonio riduce il rischio di depressione?

I ricercatori suggeriscono che il matrimonio possa svolgere un ruolo protettivo contro la depressione per diversi motivi. Uno di questi è lo scambio di supporto emotivo all’interno della coppia: un partner può offrire comprensione e ascolto durante i momenti difficili, riducendo il rischio di isolamento sociale. Il matrimonio può anche incrementare l’accesso a risorse economiche, poiché le coppie sposate tendono a condividere le spese e a sostenersi finanziariamente a vicenda, contribuendo a una maggiore stabilità economica, che rappresenta una barriera contro la depressione.

Un altro fattore è la sicurezza psicologica che deriva dall’avere una routine e uno stile di vita condiviso, il che può aiutare a creare un ambiente stabile e prevedibile. La routine quotidiana e il senso di appartenenza offerti da una relazione stabile sembrano quindi svolgere un ruolo essenziale nel mantenimento della salute mentale, non solo come fonte di compagnia, ma come un’interazione che implica scambio, cura reciproca e continuità.

La differenza culturale tra paesi orientali e occidentali

Lo studio ha evidenziato differenze notevoli tra i paesi occidentali e orientali. Nei paesi occidentali, dove l’individualismo e l’indipendenza sono valori predominanti, il matrimonio e le relazioni familiari hanno un ruolo diverso rispetto ai paesi orientali, in cui il concetto di famiglia è più ampio e include reti sociali allargate che vanno oltre il nucleo familiare immediato. In culture come quella sudcoreana e cinese, la comunità e il sostegno reciproco tra parenti giocano un ruolo fondamentale, che può attenuare il senso di isolamento anche tra i non sposati. Questo aspetto culturale evidenzia come, nei paesi orientali, il rischio di depressione tra i single sia più contenuto, mentre nei paesi occidentali, dove l’individualismo è più marcato, l’assenza di un partner può comportare un maggiore isolamento sociale.

Limiti dello studio e prospettive future

Nonostante le scoperte significative, lo studio presenta alcune limitazioni che vanno considerate per interpretarne correttamente i risultati. Innanzitutto, i dati sono stati raccolti tramite questionari di auto-segnalazione, una metodologia che può essere soggetta a bias. Inoltre, le diagnosi di depressione non sono state effettuate mediante esami clinici, ma si basano su sintomi riportati dagli stessi partecipanti, il che potrebbe limitare la precisione delle conclusioni. Un altro limite riguarda la composizione delle coppie analizzate, poiché lo studio ha incluso esclusivamente coppie eterosessuali, escludendo quindi le coppie omosessuali e altre forme di unione.

Come migliorare le politiche di salute pubblica

I risultati di questo studio suggeriscono che le politiche di salute pubblica dovrebbero tenere in considerazione le interazioni tra stato civile, genere, istruzione e cultura per formulare interventi più mirati. Nei paesi occidentali, dove il rischio di depressione tra i non sposati è particolarmente elevato, potrebbe essere utile implementare programmi di supporto specifici per i single, in particolare per gli uomini e le persone altamente istruite, che risultano particolarmente vulnerabili. Questi interventi potrebbero includere gruppi di supporto, programmi di sensibilizzazione sulla depressione e servizi di counseling, che possano offrire un sostegno emotivo e sociale adeguato.

Nei paesi orientali, dove il rischio di depressione per i single è relativamente più contenuto, le politiche potrebbero concentrarsi sul rafforzamento delle reti di sostegno familiare e comunitario, valorizzando le strutture sociali che fungono da protezione contro la solitudine.

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