Iran, crisi energetica “imbarazzante”: i motivi della situazione di difficoltà

L'Iran è in crisi energetica: una situazione imbarazzante per un paese noto per essere uno dei maggiori produttori di petrolio e di gas al mondo
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L’Iran è alle prese con una crisi energetica “imbarazzante” per un paese noto per essere uno dei maggiori produttori di petrolio e di gas al mondo. L’inizio di blackout elettrici a rotazione in Iran questa settimana, a causa di una critica carenza di carburante, “ha messo in luce la vulnerabilità del Paese alle sanzioni statunitensi e ha sottolineato l’impatto di anni di investimenti insufficienti”. A scriverlo è il ‘Financial Times’ evidenziando come negli ultimi mesi “gli iraniani hanno dovuto fare i conti con dolorose carenze energetiche” e questo nonostante il Paese possieda le terze riserve mondiali di petrolio e le seconde di gas naturale.

All’origine della crisi in particolare la mancanza di accesso alle nuove tecnologie a causa delle sanzioni che stanno mettendo a dura prova l’economia iraniana. La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa, rende ancora più incerta la ripresa dei negoziati con l’Occidente auspicata dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian che si è insediato a luglio. “La prima amministrazione Trump ha adottato una politica da falco, ritirando gli Stati Uniti dall’accordo nucleare del 2015 con l’Iran e ripristinando le sanzioni nell’ambito di una campagna di ‘massima pressione’ contro Teheran”, ricorda l’Ft.

La situazione energetica

La situazione energetica del paese resta desolante. Quest’inverno, si prevede che l’Iran dovrà affrontare un deficit giornaliero di 260 milioni di metri cubi di gas naturale. La produzione di South Pars, il più grande giacimento di gas naturale del mondo, che l’Iran condivide con il Qatar, e che fornisce oltre il 70% del fabbisogno di gas del paese, è in forte calo. Quest’estate, evidenzia il quotidiano economico britannico, “le stazioni di rifornimento in alcune popolari destinazioni di viaggio del nord sono rimaste a secco, costringendo gli automobilisti a code di ore. Ora si registrano interruzioni di corrente di due ore al giorno proprio nel momento dell’arrivo del freddo invernale”. Le interruzioni della corrente “hanno messo fuori uso i semafori, aggravando i problemi del traffico e facendo temere ai residenti degli edifici più alti di rimanere intrappolati negli ascensori”.

La cronica carenza di investimenti nelle infrastrutture, esacerbata dalle sanzioni statunitensi, nonché la cattiva gestione e gli enormi sussidi statali – che incoraggiano l’elevato consumo di carburante e sovraccaricano lo Stato in difficoltà economiche – hanno lasciato l’Iran con una crescente carenza di elettricità, gas e benzina. “Le interruzioni – scrive il quotidiano britannico – sono il risultato di ‘un’impennata della domanda di gas da parte delle famiglie all’inizio della stagione fredda, della carenza di carburante e della decisione di interrompere la combustione di olio combustibile pesante’ in tre centrali elettriche, secondo il ministero dell’Energia. La crisi economica ed energetica è talmente grave che a settembre il presidente iraniano ha ammesso che il governo aveva difficoltà a pagare i lavoratori e stava quindi attingendo al Fondo nazionale di sviluppo, un fondo che dovrebbe proteggere le entrate petrolifere attuali per il futuro”.

Gli investimenti

Gli iraniani, infatti, spendono meno di 3 centesimi di dollaro per un litro di benzina alla pompa. L’Iran -con la Libia e il Venezuela – è tra i paesi dove il carburante costa di meno nel mondo: secondo l’Fmi, nel 2022 l’Iran ha speso 163 miliardi di dollari in sussidi energetici, pari a oltre il 27% del pil, la percentuale più alta di qualsiasi altro Paese, osserva l’Ft. E non a caso Pezeshkian ha messo recentemente in discussione i sussidi “irrazionali” alla benzina quando “non abbiamo abbastanza soldi per procurarci cibo e farmaci”: “Paghiamo un sacco di soldi a coloro che consumano (generosamente) elettricità, gas e benzina”, ha detto il presidente iraniano nel corso di una recente conferenza stampa.

Questa settimana, sottolinea l’Ft, “il governo ha autorizzato per la prima volta l’importazione e la vendita di benzina di alta qualità a prezzi non sovvenzionati, una misura che punta ai ricchi iraniani che guidano auto costose. Per quanto riguarda l’energia interna, negli ultimi anni l’Iran ha adottato un sistema di prezzi progressivi per scoraggiare il consumo eccessivo di gas naturale ed elettricità da parte delle famiglie benestanti. Ma la necessità di tagliare più drasticamente i sussidi fa temere il ripetersi degli eventi del 2019, quando un aumento del prezzo della benzina ha scatenato proteste mortali nelle città iraniane. L’aumento dei prezzi del carburante farebbe salire l’inflazione in tutta l’economia. ‘Un aumento del prezzo del carburante avrebbe un effetto a catena sui prezzi di beni e servizi’, ha dichiarato l’analista energetico Morteza Behrouzifar”.

Le sovvenzioni sono così consistenti e sono in vigore da così tanto tempo che molti iraniani – che soffrono per l’alta inflazione, il calo del tenore di vita e la caduta della valuta nazionale – sono arrivati a pensare di avere diritto a un’energia a basso costo. Secondo le stime ufficiali, rileva l’Ft, “il Paese sta affrontando un deficit giornaliero di circa 20 milioni di litri di benzina e l’anno scorso ha importato quasi 2 miliardi di dollari di carburante, secondo il ministero del Petrolio. Allo stesso tempo, milioni di litri vengono contrabbandati ogni giorno attraverso le frontiere verso Paesi vicini come il Pakistan e l’Afghanistan da commercianti che approfittano della differenza tra i prezzi di mercato e il prezzo sovvenzionato dall’Iran”.

Per quanto riguarda l’elettricità, la rete nazionale “sta affrontando un deficit di oltre 17.000 MW di produzione, secondo i funzionari, in parte perché le centrali elettriche sono vecchie e devono essere sostituite”.

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