La Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, Cop29, è iniziata a Baku, in Azerbaigian, con un’atmosfera già tesa: la plenaria di apertura è stata sospesa per diverse ore a causa di una serie di consultazioni sulla bozza dell’ordine del giorno. I partecipanti non sono riusciti a raggiungere un accordo su alcuni punti controversi, uno dei quali è il “Carbon Border Adjustment Mechanism” (Cbam), un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere proposto dall’Unione Europea. “Il Cbam è in discussione da tempo, e l’anno scorso era già fallito il tentativo di metterlo all’ordine del giorno“, ha spiegato Simon Evans di Carbon Brief.
“Un labirinto con luci fluorescenti accecanti”
La conferenza si svolge in una vasta struttura temporanea nello Stadio Olimpico di Baku, descritto dal Guardian come un labirinto con luci fluorescenti accecanti. “Anche se fuori fa freddo, all’interno il caldo è sgradevole“, riportano i corrispondenti. Durante i primi confronti, è emerso il concetto di “debito climatico” che, secondo gli attivisti, il Nord del mondo ha nei confronti del Sud. “I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di 1 miliardo di dollari al giorno per affrontare gli impatti climatici“, stima l’ONU. La questione della finanza per il clima è centrale alla Cop29, ma “la matematica è brutale“: le risorse attualmente stanziate sono insufficienti per far fronte a quanto necessario. “La calamità climatica è la nuova realtà e non stiamo tenendo il passo. La crisi climatica è arrivata. Non possiamo rimandare la protezione. Dobbiamo adattarci, ora“, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aggiungendo che “i fornitori di tutta questa distruzione – in particolare l’industria dei combustibili fossili – raccolgono enormi profitti e sussidi“.
“Un debito molto grande”
Tasneem Essop, direttore esecutivo di Climate Action Network, ha aggiunto la sua voce critica alle richieste di giustizia climatica: “Chiediamo ora l’acconto di un debito molto grande, un acconto di 5 trilioni di dollari all’anno“. Essop ha sottolineato come “i governi là fuori sono assolutamente in grado di trovare il denaro che serve. Hanno trovato i soldi per le spese militari. Hanno trovato i soldi per il genocidio di Gaza. Trovano i soldi per sovvenzionare e sostenere l’industria dei combustibili fossili. Venire qui e dire che non hanno soldi è assolutamente falso e inaccettabile“.
Raggiungere un accordo
Raggiungere un accordo finanziario per i Paesi in via di sviluppo è considerato il cuore della Cop29. L’obiettivo, secondo le organizzazioni ambientaliste, è quello di evitare che queste nazioni seguano un percorso di sviluppo basato sui combustibili fossili, affrontando al contempo le conseguenze di ondate di calore, inondazioni e tempeste. L’accordo richiede l’impegno di trilioni di dollari, ma il dibattito si concentra su chi pagherà e come. “L’onere non può ricadere interamente sulle casse del governo. Liberare i finanziamenti privati per la transizione dei paesi in via di sviluppo è stata a lungo un’ambizione dei colloqui sul clima“, ha dichiarato Mukhtar Babayev, ministro dell’Ambiente dell’Azerbaigian e presidente della Cop29, aggiungendo: “Senza il settore privato, non c’è soluzione per il clima. La storia dimostra che siamo in grado di mobilitare le risorse necessarie; ora è una questione di volontà politica“.
E i combustibili fossili?
Un altro tema caldo è la riduzione graduale dei combustibili fossili, responsabili principali della crisi climatica. Sultan Al Jaber, presidente della Cop28, ha commentato, passando il testimone dagli Emirati Arabi Uniti all’Azerbaigian, che “la storia ci giudicherà dalle nostre azioni, non dalle nostre parole“. Gli impegni degli Emirati Arabi Uniti sono stati giudicati “criticamente insufficienti” dal Climate Action Tracker, lasciando in sospeso il vero significato di “transizione” dai combustibili fossili, forse in attesa della pubblicazione del Global Carbon Budget 2024, prevista per mercoledì.
Come da tradizione, la Cop è accompagnata da proteste. La prima manifestazione si terrà in serata a Tbilisi, Georgia, a pochi chilometri da Baku, organizzata anche da Greta Thunberg. “Unisciti a noi mentre ci uniamo contro l’ondata di autoritarismo e sfruttamento che sta attraversando il Caucaso. L’Azerbaigian, usando la Cop29 come facciata, sta aumentando il controllo sotto una falsa agenda verde, stringendo la sua presa sul potere e intensificando le tensioni regionali“, ha dichiarato Thunberg, denunciando il clima politico del Paese ospite. Ha aggiunto che “il ruolo dell’Occidente collettivo in questa deriva autoritaria è innegabile, poiché continua a legittimare e finanziare regimi oppressivi in nome dell’energia e del profitto. Chiudendo un occhio sull’oppressione in cambio di risorse, le potenze occidentali sono complici della repressione e delle sofferenze affrontate dal popolo del Caucaso“.
La “balena morta”
A fare da monito ai leader presenti e agli assenti alla Cop29, sulle rive del Mar Caspio è comparso un modello iperrealistico di una balena morta, installazione del collettivo artistico belga Captain Boomer, per ricordare l’urgenza di agire contro i danni ambientali. Tra i leader mondiali assenti, figurano Joe Biden, Xi Jinping, Vladimir Putin, Luiz Inacio Lula da Silva, Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Ursula von der Leyen, re Carlo III, Anthony Albanese e Justin Trudeau.