La Pacific trash vortex: la gigantesca isola di plastica nel Pacifico

Si stima che contenga circa 79.000 tonnellate di plastica, costituita da frammenti di ogni genere e dimensione che galleggiano in superficie e si mescolano alle acque
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La Pacific Trash Vortex, nota anche come Grande chiazza di immondizia del Pacifico, è una vasta area nell’Oceano Pacifico dove si accumulano immense quantità di rifiuti plastici. Scoperta alla fine degli anni ’80, questa “isola” galleggiante copre una superficie di circa 1,6 milioni di chilometri quadrati, un’estensione pari al doppio della Francia. Si stima che contenga circa 79.000 tonnellate di plastica, costituita da frammenti di ogni genere e dimensione che galleggiano in superficie e si mescolano alle acque.

La plastica nell’oceano è sottoposta all’azione costante della luce solare, che contribuisce a degradarla in filamenti sempre più sottili, frammentando le catene di polimeri che la compongono. Tuttavia, questi frammenti non sono biodegradabili e non vengono assimilati dagli organismi viventi. Anzi, entrano inevitabilmente nella catena alimentare marina: i pesci e altri animali acquatici ingeriscono le microplastiche, che poi, attraverso la pesca, finiscono anche sulle nostre tavole. Questo fenomeno sottolinea il circolo vizioso della plastica, che, una volta dispersa dall’uomo, ritorna indirettamente per essere consumata.

Pacific trash vortex

L’origine di questi rifiuti risale principalmente all’attività umana. L’inquinamento prodotto sin dagli anni ’80 e le perdite occasionali di container dalle navi cargo, a causa di tempeste o incidenti in mare, contribuiscono a rifornire continuamente questa “isola” di plastica. Tuttavia, è la particolare dinamica delle correnti oceaniche a favorire la formazione di questa immensa chiazza di immondizia. Il Vortice subtropicale del Nord Pacifico, un’ampia corrente oceanica che si muove in senso orario, trascina e intrappola la plastica al centro di una spirale, creando un’area in cui i rifiuti rimangono relativamente stazionari e galleggiano in superficie.

Questa gigantesca zona di accumulo di plastica è quindi il risultato di correnti oceaniche che concentrano rifiuti provenienti principalmente dalle coste del Nord America e dell’Asia, oltre che dal traffico navale. La plastica, resistente e non biodegradabile, persiste nell’ambiente per decenni o addirittura secoli, generando un impatto devastante sugli ecosistemi marini e minacciando la vita di migliaia di specie acquatiche.

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