La scomparsa degli animali più longevi minaccia gli ecosistemi: un nuovo studio

"Le aree chiave per la ricerca e la gestione future includono la comprensione di come gli animali più anziani migliorino la resilienza della popolazione, si adattino ai cambiamenti climatici, influenzino le reti alimentari e le dinamiche sociali"
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La perdita degli animali più longevi potrebbe compromettere gravemente gli ecosistemi, rendendoli più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. Questo è uno dei principali risultati di uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto da un team di scienziati della Charles Darwin University, dell’Università di Exeter e dell’Università del Texas A&M. Il lavoro è stato guidato da Keller Kopf e ha analizzato le conseguenze derivanti dalla scomparsa di specie animali di grande dimensione e di lunga vita.

Lo studio ha proposto un nuovo approccio per integrare la conservazione e la gestione delle classi più anziane delle popolazioni animali, sottolineando il loro ruolo cruciale all’interno degli ecosistemi. Sebbene l’invecchiamento venga spesso visto negativamente nella cultura contemporanea, gli esperti evidenziano come gli esemplari più anziani abbiano un valore ecologico significativo. “Esiste un crescente riconoscimento dei ruoli ecologici e di conservazione che gli esemplari più anziani svolgono all’interno degli ecosistemi“, affermano gli scienziati.

Tuttavia, l’impatto negativo delle attività antropiche come bracconaggio, caccia e distruzione degli habitat ha avuto effetti devastanti, impoverendo molte specie di individui più anziani. “Le attività antropiche hanno notevolmente impoverito gli individui più anziani di molte specie, provocando strutture sbilanciate e dinamiche sociali indebolite“, spiega il team di ricerca. Gli animali più anziani, infatti, non solo contribuiscono alla riproduzione, ma svolgono anche un ruolo fondamentale in termini di leadership, conoscenza e stabilità ecologica, paragonabile a quello degli alberi secolari nelle foreste.

La scomparsa di questi esemplari riduce la resilienza degli ecosistemi ai cambiamenti ambientali, con conseguenze gravi per l’equilibrio ecologico. Gli esperti sottolineano l’urgenza di “dare priorità alla conservazione degli animali longevi“, e ribadiscono la necessità di sviluppare politiche e strategie di gestione che possano tutelare il loro ruolo ecologico vitale.

Le aree chiave per la ricerca e la gestione future includono la comprensione di come gli animali più anziani migliorino la resilienza della popolazione, si adattino ai cambiamenti climatici, influenzino le reti alimentari e le dinamiche sociali“, affermano gli studiosi. In particolare, gli scienziati suggeriscono che la “conservazione della longevità” debba essere integrata nelle politiche di gestione di alcune specie selvatiche e ittiche, con l’obiettivo di evitare l’esaurimento degli esemplari più anziani.

Tra le misure proposte figurano regolamenti sulla raccolta basati su età e dimensioni, cattura e rilascio e la creazione di aree protette. Gli autori dell’articolo concludono con un appello per definire “strategie efficaci per ripristinare la struttura delle popolazioni impoverite”, che sono fondamentali per preservare la biodiversità e la stabilità ecologica a lungo termine.

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